Gli avvocati penalisti contro l’inchiesta farsa di Fanpage: “È un pericoloso processo mediatico”

Di Alessandro Della Guglia – Roma, 8 ott – “Questo non è giornalismo di inchiesta così come lo si vuol definire. È piuttosto il frutto di una vera e propria attività investigativa, sottratta a qualunque forma di controllo dell’Autorità Giudiziaria ed alle regole che presidiano la genesi e lo sviluppo delle vicende processuali”. Così l’Unione delle Camere Penali (Ucpi), prestigiosa organizzazione che rappresenta gli avvocati penalisti italiani, stronca l’inchiesta di Fanpage.

Gli avvocati penalisti stroncano il metodo utilizzato da Fanpage

Il documento dell’Osservatorio sull’Informazione Giudiziaria, Media e processo penale, pubblicato sul sito delle Camere Penali, è una staffilata contro il modus operandi attuato per portare avanti l’indagine giornalistica andata in onda giovedì scorso durante la puntata di Piazzapulita su La7.

“Siamo giunti ad un crocevia estremamente pericoloso, nel quale le persone sono offerte in pasto all’opinione pubblica sulla base di informazioni raccolte nel corso di una vera e propria ‘indagine privata’, che addirittura precede e ‘genera’ la vicenda procedimentale propriamente intesa”, scrivono i penalisti.

E ancora: “Un’indagine che non conosce termini da osservare, autorizzazioni da chiedere, contraddittori da rispettare, che si avvale dei mezzi più invasivi della privacy, di intercettazioni ambientali, telecamere nascoste e agenti provocatori, i cui risultati vengono divulgati senza alcun controllo. Altro che direttive sulle conferenze stampa, garanzie e presunzione di innocenza”.

“Nuova pericolosa frontiera del processo mediatico”

Secondo Ucpi “siamo dunque al cospetto di una nuova pericolosa frontiera del processo mediatico, che non possiamo non segnalare, perché essa è posta oltre confine ed è in grado di oltrepassare qualsiasi limite, tra quelli finora ipotizzati dal legislatore, al fine di salvaguardare il principio della presunzione di innocenza”.

Dunque secondo i penalisti italiani “se non si porranno sanzioni effettive alla violazione del segreto istruttorio e limiti alle interpretazioni estensive delle norme sovranazionali in contrasto con la nostra costituzione (come del resto è accaduto in tema di mafia e di prescrizione), il ‘giornalismo d’inchiesta’ si sostituirà alla magistratura inquirente, con l’unico impellente target di raggiungere lo scoop, senza trovare alcun freno inibitore, neppure le sanzioni penali”.

Perché “oggi è successo ad un partito politico, domani potrà accadere ad altri schieramenti, ed ancor peggio, a qualsiasi cittadino, al di là della personale visibilità o notorietà”.

Alessandro Della Guglia

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