Scandalo reddito di cittadinanza, scovati altri 234 furbetti: la maggior parte stranieri, con beni e lavoro in nero

Da Il Secolo D’Italia Si scrive Reddito di cittadinanza: si legge altri casi scandalo. Questa volta il caso eclatante che ha portato alla denuncia degli ennesimi furbetti del sussidio di Stato arriva da Mantova, dove il comando provinciale dei carabinieri della città. Nell’ambito di indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Mantova.

E condotta in collaborazione con i militari del nucleo ispettorato del lavoro, ha denunciato 234 soggetti. Autori del raggiro in base al quale avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Nello specifico, sono al vaglio della Procura di Mantova le posizioni di 165 stranieri e 69 italiani, segnalati dal comando provinciale dei carabinieri, comandato dal colonnello Antonino Minutoli.

Mantova, denunciati 234 furbetti del Reddito di cittadinanza

I carabinieri hanno accertato che molti dei denunciati, nel presentare l’istanza per la concessione del beneficio, avrebbero in molti casi dichiarato il falso. In altri avrebbero omesso di denunciare le cause ostative alla concessione del beneficio stesso, tra cui, per esempio, un patrimonio mobiliare superiore a 6mila euro. Autovetture acquistate nei 6 mesi precedenti alla richiesta.

Il possesso di motoveicoli di cilindrata superiore ai 250 cavalli, immatricolati nei due anni precedenti. Un reddito Isee superiore ai 9.360 euro. In altri casi ancora, invece, i soggetti richiedenti lavoravano in nero. A questo punto, verranno avviate le procedure necessarie per recuperare la somma complessiva di 1.150.000 euro circa: a tanto ammonterebbero, infatti, i benefici indebitamente percepiti. Ossia: la truffa messa a segno dai furbetti del reddito di cittadinanza.

165 stranieri e 69 italiani con reddito e beni che non consentivano richiesta e elargizione del Rdc

Come noto, infatti, la normativa di legge sul Reddito di cittadinanza prevede che i richiedenti, al momento della presentazione della documentazione, sono comunque obbligati a comunicare all’Inps l’eventuale presenza di cause ostative alla percezione del beneficio. E, oppure dopo l’erogazione del sussidio,  sono comunque tenuti a comunicare eventuali, sopraggiunte cause impeditive che bloccano richiesta e attribuzione del bonus. Ad esempio, come le misure cautelari coercitive personali. O variazioni della propria condizione economica, che modifichino i presupposti necessari per la concessione del beneficio. Un sussidio di Stato sempre più al centro di indebite concessioni, che alimentano uno scandalo davvero senza fine…

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