Gianni Riotta deciderà quali sono le notizie “vere”: nasce la piattaforma IDMO per censurare l’informazione libera

Di Michele Crudelini In arrivo l’ennesima piattaforma per la lotta contro le cosiddette fake news. Si chiama Italian Digital Media Observatory ed è una costola dell’omologa organizzazione europea che ha l’obiettivo di monitorare l’informazione che circola nell’Unione europea e in Italia e contrastare quella che viene classificata come disinformazione.

La benedizione delle istituzioni governative

La nuova piattaforma italiana contro le fake news è stata presentata in pompa magna presso l’Università LUISS di Roma, ricevendo il plauso del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del Commissario europeo Paolo Gentiloni. E oltre alla benedizione governativa il nuovo team italiano contro le bufale sarà composto dallo stesso ateneo LUISS, dalla RAI, dal Gruppo GEDI e dalla TIM.

A presiedere la piattaforma sarà il giornalista Gianni Riotta che ha inaugurato così la presentazione: “Lavoreremo per insegnare a distinguere il vero dal falso”. Una frase che evidenzia l’altissimo livello di autostima di cui evidentemente gode Gianni Riotta e il suo nuovo progetto di fact checking.

Riotta infatti non solo dà come assunto di essere in possesso della conoscenza assoluta di ciò che è vero e ciò che è falso, un attributo quasi divino, ma di avere il dovere morale di diffondere questa conoscenza.

Questo amor proprio, decisamente eccessivo, rischia così di sconfinare in una imprudente presunzione e il progetto guidato da Riotta, come molti altri analoghi di fact checking, presenta infatti notevoli criticità.

Innanzitutto non può non essere discutibile il rimarcato endorsment dell’apparato governativo italiano nonché europeo al progetto. La benedizione del Ministro degli Esteri italiano e i soldi dell’Unione europea (circa 13 milioni di euro) non possono non far sorgere una domanda: non è che questa piattaforma sulle fake news potrà essere indirizzata ad uso e consumo del Governo?

Secondo Riotta sarebbe sbagliato dubitare del Governo

Una tendenza che potrebbe essere confermata dalle stesse parole utilizzate da Riotta nel suo intervento:

Se qualcuno pensa che il problema (delle fake news) non sia diffuso basti pensare che il 20% dei cittadini americani non crede alla scienza, il 50% dei cittadini britannici non crede alla stampa insieme al 48% degli americani e il 42% degli inglesi pensa che il governo menta.

Detto fatto, secondo Riotta quindi la metà degli inglesi che non crede al proprio Governo sarebbe un problema da risolvere, cancellando così con una semplice frase un elemento alla base della democrazia: la sfiducia dei cittadini nei confronti del potere e il conseguente diritto di cambiare i rappresentanti eletti.

Se i cittadini non credono al Governo il problema, con buona pace di Riotta, risiede nel Governo, non di certo nella diffusione di presunte fake news.

Contro le fake news una RAI lottizzata dalla politica e il monopolista dell’editoria

La presenza della RAI all’interno di questa piattaforma sembra poi confermare il carattere strettamente filogovernativo della stessa, tenuto conto come i vertici dell’azienda di radiotelevisione siano ormai da tempo lottizzati dai partiti che hanno più seggi in Parlamento.

E anche la presenza del Gruppo GEDI non può essere considerata come garanzia di imparzialità, tenuto conto che la proprietà editoriale è nelle mani di John Elkannproprietario oltre che del gruppo automobilistico Stellantis, anche di un’altra buona fetta dell’editoria italiana, come la Stampail Secolo XIXHuffPost ItaliaRadio DeejayRadio Capital e molte altre.

Una sorta di monopolio dell’informazione. Come si può quindi chiedere al Gruppo GEDI di giudicare con imparzialità le notizie che vengono pubblicate dalle sue stesse testate ed emittenti?

Quali differenze dal MinCulPop?

Il progetto, invece di essere un baluardo contro la disinformazione, rischia così di trasformarsi facilmente nella diga a difesa del potere costituito e di tutti i suoi interpreti. Dal Governo italiano all’elité industriale che monopolizza l’informazione italiana.

Una diga che avrà in sostanza il compito di neutralizzare qualsiasi risacca di informazione indipendente ed alternativa che possa in qualche modo contraddire la narrazione imposta dal vertice della piramide del comando. L’Italian Digital Media Observatory lavorerà infatti a stretto contatto con le piattaforme del web e l’industria per segnalare le presunte bufale e procedere alle sanzioni.

Ci si chiede a questo punto quali siano le differenze tra questo presunto fact checking governativo e quello che fu il Ministero della Cultura Popolare nel suo periodo di attività tra il 1937 e il 1944. Anche in quel periodo un gruppo di funzionari con la benedizione del Governo lavorò per sanzionare qualsiasi notizia non fosse in linea con la narrazione dell’esecutivo. Anche in quel periodo i giornalisti erano convinti di conoscere la verità e di doverla diffondere al resto della popolazione.

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