Ammiraglio De Felice: “Con l’arrivo dei profughi afghani c’è il rischio sicurezza. Ecco come intervenire”

Di Adolfo Spezzaferro – Roma, 7 set – “In arrivo un’immensa ondata di profughi afghani, con forti rischi per la nostra sicurezza: il governo deve intervenire subito“. A lanciare l’allarme è l’ammiraglio (ris) Nicola De Felice. Esperto di norme Ue sull’accoglienza e sui richiedenti asilo, De Felice ci spiega perché questo flusso inevitabile e forse inarrestabile dal Paese appena riconquistato dai talebani rappresenta gravi rischi per i nostri concittadini.

“Il ministro degli Esteri – spiega De Felice, da sempre in lotta contro l’immigrazione clandestina – deve fare pressione nella Ue per scongiurare una crisi migratoria che l’Italia non è in grado di sostenere“. Anche perché gli altri Paesi Ue sono già corsi ai ripari.

Ammiraglio, si fa un gran parlare di dovere di accogliere i profughi afghani: cosa sta succedendo?

“Le inquietanti dichiarazioni del ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, non lasciano dubbi: a breve, cinque milioni di afghani cercheranno di entrare in Europa. Dal 2015, secondo stime della Ue, circa 570mila afghani, quasi esclusivamente giovani uomini, hanno chiesto asilo nei Paesi Ue. Nel 2020 l’etnia afghana è stata la seconda con il maggior numero di richiedenti asilo dopo quella siriana”.

Quali sono i rischi che una ondata di tali dimensioni comporta?

“I maschi afghani, per molti dei quali è stata particolarmente difficile l’integrazione nella società europea, hanno commesso centinaia di aggressioni sessuali contro donne europee. L’arrivo in Europa di milioni di afghani fa presagire notevoli sconvolgimenti sociali futuri. Gli Stati Ue sono, come al solito, divisi su come prepararsi all’imminente tsunami migratorio. I leader di alcuni Paesi sono per l’obbligo umanitario di accettare un gran numero di profughi afghani. Altri sostengono che è tempo che i Paesi islamici se ne facciano carico”.

Qual è la posizione della Commissione Ue?

“Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha affermato che la Ue ha ‘la responsabilità morale’ di accogliere coloro che fuggono dai talebani, ma i leader di molti Stati Ue non sono d’accordo. In Austria, dove vivono 40mila afghani, il cancelliere Sebastian Kurz ha promesso che il suo Paese non ne accoglierà altri. Il suo ministro dell’Interno Karl Nehammer ha dichiarato che il divieto generale di espulsione è un fattore di attrazione per l’immigrazione illegale e alimenta solo gli affari criminali dei trafficanti di esseri umani. L’Austria, dunque, conferma la linea politica che impone priorità alla sicurezza interna piuttosto che a quella umanitaria”.

I Paesi Ue sono spaccati sull’accoglienza

“In Germania (ne ha già ospitati 148mila), la migrazione afghana è una delle principali questioni in vista delle elezioni federali del prossimo 26 settembre. Paul Ziemiak, segretario generale dell’Unione Cristiano-Democratica della cancelliera Angela Merkel, ha affermato che la Germania non dovrebbe adottare la politica della migrazione a porte aperte perseguita nel 2015. In Francia, il presidente Macron ha chiesto una risposta europea coordinata per prevenire la migrazione di massa dall’Afghanistan.

Marine Le Pen, candidata alle prossime elezioni presidenziali, ha affermato che la Francia deve dire ‘no alla massiccia migrazione di rifugiati afghani’. La Grecia ha eretto una recinzione di 40 km con tanto di sistema di sorveglianza al confine con la Turchia. Nel Regno Unito, il primo ministro Boris Johnson ha dichiarato che non rimanderà indietro i profughi, ma nemmeno permetterà di arrivare dall’Afghanistan in modo indiscriminato. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la Turchia non ha alcun obbligo di essere il magazzino dei rifugiati in Europa”.

E l’Italia?

“La bella Penisola è da anni la porta d’ingresso per l’Europa per i migranti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha invitato il G20 a tenere un vertice sulla situazione in Afghanistan. I sindaci di alcune grandi città hanno già annunciato la loro intenzione di accogliere i profughi. Con tali dichiarazioni, soprattutto quelle austro-tedesche, l’Italia rischia di diventare l’entry point in Europa anche per gli afghani. I trafficanti di esseri umani sono già al lavoro per organizzare il flusso attraverso voli in Libia e poi via mare in Italia, come già fanno con i bengalesi”.

A che punto siamo?

“In Albania, Macedonia e Kosovo si stanno intravedendo preoccupanti concentrazioni di afghani pronti per sbarcare in Puglia o per dirigere a Trieste. È, a mio avviso, un rischio evidente per i nostri concittadini. Sono pienamente consapevole delle tragedie umane e dell’evidente disagio di alcuni dei legittimi profughi, ma il diritto di asilo non deve continuare ad essere, come è ora, il cavallo di Troia dell’immigrazione massiccia, non controllata e imposta, dell’islamismo. – E in alcuni casi di terrorismo, come è avvenuto per alcuni jihadisti coinvolti negli attentati del 2015 a Parigi. Ciò che deve contare per le nostre autorità politiche è la protezione dei nostri connazionali”.

Come dovrebbe intervenire il governo?

“Il ministro degli Esteri deve fare pressione affinché la Ue adotti una politica più cauta onde evitare una nuova crisi migratoria che l’Italia non è in grado di sostenere. Il ministro dell’Interno concordi con la Slovenia e con la Croazia politiche di sicurezza che prevedano pattugliamenti misti italo–sloveni e italo-croati ai confini sud di quei Paesi. Prevenire è meglio che curare”.

Adolfo Spezzaferro

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