Il vaccino è più forte della vocazione: senza il siero non si diventa preti, la folle decisione del seminario arcivescovile

Di Edoardo GagliardiUna volta per diventare prete bisognava avere la famosavocazione’. Oggi una tale chiamata dall’alto potrebbe non bastare più. Da oggi infatti per accedere al sacerdozio gli aspiranti seminaristi dovranno essere vaccinati. Lo ha stabilito il seminario arcivescovile di Milano, che ha sede a Venegono Inferiore, in provincia di Varese.

I 120 seminaristi saranno quindi costretti a vaccinarsi per poter riprendere il cammino educativo e spirituale che li porterà ad esercitare le funzioni di prete. Per il momento l’iniziativa è stata presa solo dal seminario arcivescovile di Milano, ma potrebbe presto estendersi ad altre sedi.

Vista la situazione epidemiologica stiamo cambiando il nostro approccio – dice don Michele Galli, responsabile covid e vicedirettore del seminario milanese – ci siamo basati sul decreto-legge dello Stato, in particolare il decreto scuola e quello sulle università. Noi abbiamo infatti la parte più universitaria e quella di comunità, ma il decreto non parla della comunità religiose quindi ci siamo dovuti attrezzare di conseguenza”.

Le autorità religiose hanno quindi chiesto ai seminaristi di vaccinarsi entro il 12 settembre.

E se qualcuno fosse restio a seguire la misura sanitaria?

Don Michele Galli sembra essere sicuro che non ci saranno ribelli: “Al momento non abbiamo nessuno che ci ha comunicato una qualche contrarietà, ma se si presenteranno dei casi, li valuteremo caso per caso. Ad esempio, se qualcuno non può vaccinarsi per ragioni mediche lo considereremo, se invece le ragioni sono più di natura ideologica… non so, non abbiamo ancora affrontato la questione, ma non penso che faranno problemi”.

Non è esclusa anche l’espulsione per i seminaristi che dovessero rifiutare il vaccino. Le alte gerarchie vaticane, a cominciare da Papa Francesco, hanno già fatto capire da che parte stanno riguardo alla vaccinazione. Francesco ha detto che “vaccinarsi è un atto d’amore verso il prossimo”.

In una nota diffusa dalla Congregazione per la dottrina della fede, si afferma esplicitamente che: “è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione”.

“La ragione fondamentale per considerare moralmente lecito l’uso di questi vaccini è che il tipo di cooperazione al male (cooperazione materiale passiva) dell’aborto procurato da cui provengono le medesime linee cellulari, da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano, è remota. Il dovere morale di evitare tale cooperazione materiale passiva non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave” – si legge nella nota.

In un ambiente come quello ecclesiastico da anni in carenza di vocazioni, l’obbligatorietà del vaccino potrebbe far assottigliare ancora di più il numero dei già pochi aspiranti al sacerdozio.

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