Disastro Lamorgese, sbarchi aumentati del 673%. Nel 2019 con Salvini 4.120 arrivi, ora siamo a quota 31 mila

Luciana Lamorgese vs Matteo Salvini. L’operato dell’attuale ministro dell’Interno e quello del suo predecessore, se messi a confronto, presentano differenze notevoli, a partire dal tema immigrazione. Quanto a risultati raggiunti, il leader della Lega ne esce senza dubbio vincitore.

La titolare del Viminale l’altro ieri ha ammesso di non essere in grado di bloccare gli arrivi. «Molti degli sbarchi sulle coste siciliane – ha spiegato – sono autonomi e noi non possiamo fermarli. Il contrasto dell’immigrazione via mare è molto diverso da quello via terra». Eppure Salvini ci era riuscito.

Nel periodo dal 1 gennaio al 10 agosto 2019, ovvero quando era al Viminale, i clandestini giunti sulle coste italiane furono 4.120. Nello stesso periodo di quest’ anno siamo già giunti a quota 31.853 (+673%).

Di più. Al tempo in cui il segretario del partito del Carroccio era ministro dell’Interno, ovvero dal 1 agosto 2018 al 31 luglio 2019 (il dato è ripreso dal dossier Viminale dell’epoca) le persone giunte sulle coste italiane furono 8.691, contro le 42.700 dell’anno precedente, ovvero il 76 per cento in meno. Diminuì di conseguenza il numero degli scafisti arrestati (-55 per cento) che passarono da 209 a 94. I cadaveri recuperati in mare furono 4 a fronte degli 83 dei 365 giorni precedenti. I dispersi in mare furono 757 (prima 1.694).

Se si prendono in considerazione gli stessi periodi a partire dal 2013, Salvini è stato in assoluto il ministro che ha fatto meglio, quanto a blocco degli sbarchi. Nel 2013/2014 giunsero sulle coste italiane 116.940 immigrati, l’anno seguente 175.728, si arrivò nel 2016-2017 a 182.877, che a fronte dei poco più che 8mila arrivati in epoca Salvini, sono un’enormità.

I soldi che stanziò il Viminale per l’accoglienza sotto al leader leghista furono 501,4 milioni di euro, contro il milione 200mila euro del governo Renzi e i due milioni 250mila euro dell’esecutivo Gentiloni. Ora sono di nuovo aumentati.

Se Salvini aveva ridotto i 35 euro a migrante alla fascia tra i 19 e il 26 euro, la sua attuale collega ha incrementato la cifra di 2-3 euro. Peraltro, la Lamorgese ha raddoppiato il prezzo del kit di primo ingresso fornito due volte l’anno ai migranti: dai 150 euro di Salvini ai 300 euro odierni.

E ancora: se il segretario della Lega coi decreti Sicurezza aveva previsto penali importanti per le Ong che entrassero nelle acque territoriali italiane, il ministro di oggi le riceve, dopo la demolizione, con il Conte Bis da parte di Pd e 5 stelle, delle norme introdotte dal collega.

Se Salvini ha tagliato anche il permesso umanitario, l’attuale titolare del Viminale sta sponsorizzando lo Ius Soli, come fece a suo tempo con la sanatoria sui braccianti agricoli voluta dall’ex ministro Teresa Bellanova e ha riportato in Italia, sia con sbarchi autonomi che con le navi Ong decine di migliaia di irregolari.

L’ex vicepremier, conscio di aver fatto di più, non ha tardato a criticare la collega: «Io le persone le giudico dai fatti e come sbarchi di clandestini stiamo tornando ai numeri disastrosi di qualche anno fa. Limitare gli sbarchi si può, invito il ministro a darsi una mossa». Ma forse lo scopo della Lamorgese non è lo stesso di Salvini.

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