Torino, clamoroso flop le primarie PD: zero giovani, gazebo vuoti nei quartieri popolari. Altro che primo partito

di Michele Pezza – Dovevano essere le primarie col botto, quelle della riscossa, e invece si sono rivelate un flop. Già, la scena prima del Pd sulle grandi città conferma per intero la difficoltà di radicamento questo partito. E così anche Torino, un tempo scrigno dei valori dell’operaismo, finisce per rivelarsi terra incognita, quasi indifferente al laboratorio allestito dalla sinistra per presentarsi vincente all’appuntamento elettorale del prossimo ottobre. Alle primarie di ieri ha infatti votato meno della metà delle persone registrate nel 2019: appena 11.651 persone, quasi 5mila in meno delle oltre 16mila firme raccolte a sostegno delle candidature. A conferma che le primarie si stanno rivelando un rito trito, del tutto incapace di coinvolgere e mobilitare.

Primarie vinte da Stefano Lo Russo

A Torino le ha vinte Stefano Lo Russo, capogruppo del Pd in consiglio comunale. Ha sfiorato il 40 per cento. In questi anni Lo Russo è stato il più duro oppositore di Chiara Appendino, il sindaco (non ricandidato) dei 5Stelle. Solo terzo Enzo Lavolta, il concorrente sostenuto da cattodemVerdiLeu e per il quale aveva fatto endorsement anche il viceministro grillino Laura Castelli. Secondo tra i due, il civico Francesco Tresso, ribattezzato Signor Nessuno dai suoi stessi supporters, ma che è riuscito a portare alla “causa” alcune sigle dell’associazionismo cittadino. Le primarie sotto la Mole hanno confermato il distacco del Pd dalle periferie.

È il “nemico” della sindaca Appendino

Ai gazebo dei quartieri popolari si sono recate solo poche centinaia di persone. Decisamente più affollati quelli allestiti nel centro storico o in quartieri medio-borghesi come Vanghiglia e San Salvario. Confermato per intero anche il deficit di appeal del Pd verso le giovani generazioni. Il voto under 30 è stato il grande assente di queste primarie. Sotto il profilo più politico, la vittoria di Lo Russo complica ancor di più la già impervia strada dell’accordo con i 5Stelle. L’endorsement della Castelli dimostra che per centrare tale obiettivo sarebbe stata più utile la vittoria di Lavolta. Ma i gazebo hanno deciso diversamente. È il bello (o il brutto) delle primarie.

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