Le vittime dell’accoltellatore somalo di Würzburg sono tutte donne. Si inginocchieranno per loro?

Di Gabriele Costa – Berlino, 30 giu – La Germania piange ancora le vittime di Würzburg, dove cinque giorni fa un immigrato somalo ha ucciso tre donne e ferito diverse altre persone. Subito dopo la strage, la stampa tedesca ci ha fornito numerose informazioni sull’assassino, che potrebbe aver agito per una «jihad personale».

Molto poco, invece, è stato detto sulle persone che hanno perso la vita a causa della furia omicida del «rifugiato», arrivato in Germania nel 2015, ossia l’anno in cui la Merkel spalancò le porte ai «profughi». Adesso, però, qualche informazione in più è filtrata sugli organi di stampa. E il cordoglio non può che intensificarsi.

Chi sono le vittime di Würzburg

Come detto, tutte e tre le vittime di Würzburg sono donne. A partire da Steffi, 24 anni, che quel maledetto venerdì pomeriggio si era recata in centro per fare compere. Più in particolare, per comprare un abito da indossare al matrimonio della sua migliore amica, di cui sarebbe stata la testimone. Ferita gravemente dall’immigrato somalo, Steffi è riuscita a fare qualche passo prima di accasciarsi sulle rotaie del tram ed esalare l’ultimo respiro. Una volta che si è appreso della strage, le nozze sono state prontamente annullate. A Partenstein, borgo di 3mila anime di cui Steffi era originaria, non c’era più niente da festeggiare.

Altrettanto straziante è il destino di Christiane, insegnante di 49 anni. La donna si trovava al centro insieme alla figlia di 11 anni, quando l’immigrato le ha aggredite con il suo coltellaccio. Christiane non ha esitato a fare da schermo alla figlia, offrendosi ai fendenti dell’aggressore. Il quale è poi comunque riuscito a ferire gravemente la ragazzina. L’11enne è stata vista uscire dal centro commerciale gridando «non voglio ancora morire». Ricoverata in ospedale, ha appreso della morte della madre solo il giorno dopo la strage.

L’ultima delle tre vittime di Würzburg si chiama Johanna, una pensionata di 82 anni. Non era stata presa di mira dall’immigrato somalo, ma aveva comunque deciso di non permettergli di uccidere un bambino, che lei non conosceva. Per salvare il minore dalle grinfie dell’assassino, Johanna ha ricevuto due coltellate al collo e alla nuca, che le sono state fatali. Il «rifugiato» ha poi ferito altre 4 donne (di 16, 39, 52 e 73 anni) in modo grave, nonché due uomini (26 e 57 anni) in maniera superficiale.

Nessuno si inginocchierà per loro

Se le vittime fossero state nere, o comunque appartenenti a qualche «minoranza oppressa», c’è da giurare che la stampa internazionale ne avrebbe parlato per almeno un mese, facendoci sapere ogni piccolo dettaglio sulle loro vite, le loro aspirazioni e i loro sogni. Ma Steffi, Johanna e Christiane, per loro sfortuna, sono tutte bianche, per di più assassinate da un povero «rifugiato», evidentemente «squilibrato». E quindi di loro non sapremo molto altro. Perché sono le ennesime vittime del multiculturalismo, numeri da rinchiudere al più presto in un archivio polveroso. Ieri, per la partita contro l’Inghilterra, la Nazionale tedesca di calcio non aveva alcun lutto al braccio: il capitano Manuel Neuer, al contrario, era munito di una fascia arcobaleno. Del resto, sono queste le priorità. No, signori, potete scommetterci: per Steffi, Johanna e Christiane nessuno si inginocchierà.

Gabriele Costa

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