I finti umanitari di Casarini hanno finito di trafficare clandestini per denaro: respinto il ricorso sulla Mare Jonio
Di Mauro Indelicato – Contro il sequestro della Mare Jonio lo scorso 26 marzo i legali di Mediterranea Saving Humans, Ong italiana che usa la nave per operazioni a largo della Libia, avevano presentato un ricorso. Una circostanza di cui però si è avuta notizia soltanto nelle scorse ore, quando si è appreso il respingimento del ricorso.
Il mezzo dunque rimane sotto sequestro. A deciderlo è stato il Tribunale del riesame di Ragusa, i cui giudici non hanno recepito le istanze dei ricorrenti. Un nuovo colpo dunque contro l’Ong. La Mare Jonio è stata sequestrata nell’ambio dell’inchiesta avviata a Ragusa e che vede accusati Luca Casarini, capomissione, Beppe Caccia e Alessandro Metz, soci della Idro Social Shipping, oltre che il capitano Pietro Marrone.
Un’accusa che ha a che fare con il trasbordo di 27 migranti dalla nave Maersk Etienne avvenuto l’11 settembre scorso. Secondo i magistrati ragusani, il passaggio di quei migranti sulla Mare Jonio sarebbe avvenuto dopo un accordo preventivo con la Maersk Tankers, società danese proprietaria della Maersk Etienne.
L’inchiesta è partita puntando i fari su un bonifico da 150mila Euro erogato dalla società danese a favore della Idro Social Shipping, proprietaria della nave Mare Jonio. Ma non solo. Così come documentato su IlGiornale da Fausto Biloslavo e Valentina Raffa, la procura ha in mano anche intercettazioni in cui si parla con toni trionfalistici dell’arrivo dei soldi dalla Danimarca.
Accuse a cui Luca Casarini, in una diretta social trasmessa ieri, ha replicato gettando fango contro la nostra testata. L’ex attivista no global ha parlato infatti di “macchina del fango” ordita da una procura considerata “piccola” e da giornalisti “dal passato eversivo di destra”, con riferimento a chi ha riportato le intercettazioni su IlGiornale.
Ma evidentemente Casarini e l’Ong Mediterranea, formalmente non indagata, non avevano pianificato soltanto una difesa mediatica. I legali dei diretti interessati avevano presentato richiesta di dissequestro della Mare Jonio, eccependo l’attinenza dei materiali sequestrati rispetto alle finalità probatorie. Per questo, come sottolineato dall’Agi, era stato chiesto l’annullamento della misura. I giudici però non hanno dato ragione ai legali.
La nota dei legali
Gli avvocati di Mediterranea presenteranno comunque ricorso: “Non appena verranno depositate le motivazioni presenteremo ricorso in Cassazione – si legge in una nota dei legali Serena Romano e Fabio Lanfranca – le risultanze istruttorie confluite nel fascicolo del sequestro confermano a pieno la veridicità dei report sanitari e il gravissimo stato di emergenza in cui ebbe ad essere effettuato il soccorso”. Un riferimento a quell’urgenza del trasbordo alla base, secondo gli accusati dell’inchiesta di Ragusa, del passaggio dei 27 migranti dal cargo danese alla Mare Jonio.
“Dall’analisi dei documenti della Procura – continuano i legali – abbiamo trovato la conferma che tre persone avevano cercato di uccidersi lanciandosi in mare e che altri avevano manifestato intenti suicidari a causa del gravissimo stato di stress fisico e psichico in cui versavano, del timore di essere riportati nell’inferno da cui venivano e dell’incertezza sulla loro sorte”. Non è dello stesso avviso invece la procura di Ragusa, secondo cui i 27 migranti al momento del trasbordo erano in un buono stato di salute. I magistrati nelle carte hanno anche parlato di una possibile falsa gravidanza di una ragazza a bordo per giustificare lo sbarco.
Le reazioni politiche
Sul caso Mare Jonio e sulle polemiche dei giorni scorsi successive alla pubblicazione su IlGiornale delle intercettazioni, sono state registrate anche alcune reazioni di natura politica: “La vicenda della Mare Jonio giorno dopo giorno diventa sempre più inquietante – si legge in una nota di Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia – Chiunque abbia osato criticare l’operato delle ong in questi anni, quando è stato fortunato si è sentito tacciare di disumanità”.
“Le intercettazioni acquisite dal tribunale di Ragusa – prosegue la nota – squarciano il velo del buonismo di convenienza e danno un prezzo agli immigrati fatti arrivare in Italia”.
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