Aprono nonostante il divieto, la Cassazione dà ragione ai ristoratori “ribelli”: niente processo penale

Di Chiara Bernardini – Stop alla paura. Chiaro e diretto il grido del movimento #IoApro che oggi varca un traguardo importantissimo: la sentenza della Corte di Cassazione, infatti, ha confermato quanto sostenuto dal collegio di difesa, affermando come di fronte alla disattenzione di un Dpcm il penale non possa sussistere. Alla vigilia di una sempre più probabile zona rossa, dunque, è potente il messaggio dei capifila della protesta gentile iniziata a gennaio: “Aprite, non abbiate più remore”.

Sono le parole dell’ormai conosciutissimo Momi, titolare del ristorante Tito a Firenze e uno dei quattro fondatori di #IoApro. “Abbiamo ricevuto oggi la notizia e possiamo ritenerla una vera e propria boccata d’ossigeno soprattutto di fronte al fatto che con ogni probabilità la Toscana verrà richiusa a breve – continua – Non lo facciamo soltanto per noi, ma per tutto il mondo del lavoro che è in ginocchio. Cercheremo di far arrivare la notizia alle orecchie di quante più persone possibili perché è arrivato davvero il momento di dire basta. Basta alle chiusure, basta alla paura”.

Le saracinesche delle imprese dunque potrebbero rialzarsi: “Il legislatore ha sottratto le violazioni della normativa anti covid al campo del diritto penale, in particolare sancendo espressamente la non applicabilità dell’articolo 650 – si legge del provvedimento del Pm – Il che se da un lato appare giustificabile per verosimili ragioni di pace sociale, dall’altro inibisce all’autorità pubblica la possibilità di reprimere il protrarsi di condotte illecite con strumenti più incisivi”.

Resta aperta la questione delle sanzioni che, stando alle parole di Momi “Dovrebbero essere illegittime anche quelle, ma al momento nessuno si è ancora esposto su questo dettaglio. La cosa fondamentale al momento è il traguardo di oggi. Ci sono moltissime persone che non hanno riaperto proprio per paura delle ripercussioni penali, noi siamo qui per dirgli di non averne più, di riaprire tutti insieme”.

A conferma delle parole dei rappresentanti di #IoApro, il loro legale Lorenzo Nannelli che commenta la sentenza spiegando che “Nessun titolare d’azienda può essere punito penalmente se apre, mentre le multe, come recentemente statuito dal tribunale di Reggio Emilia sono illegittime. L’iniziativa è lecita sotto tutti i profili”. Una battaglia, quella del movimento, che va avanti da mesi. Non parole, ma azioni. L’ultima proprio in concomitanza al Festival sanremese. L’avevano annunciato e l’hanno fatto: “Siamo andati di fronte al teatro Ariston con le maschere de La Casa di Carta.

Non per creare disordine, ma per far valere i nostri diritti – conclude Momi – Sono stati cinque giorni intensi, abbiamo trovato collaborazione da parte di tutti anche se poi in sostanza non è cambiato niente. Questo ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca, ma non ci ha tolto la forza di combattere. La gente è sfinita, ha bisogno di ossigeno”. Non si tratta solo dei ristoranti, ma di tutte quelle imprese e attività che non vedono la luce ormai da un anno e chissà quando e se la rivedranno. #IoApro lotta per loro, lotta per il Paese e per l’intero mondo del lavoro che necessita di una ripartenza prima che non ci sia più niente da far ripartire.

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