L’urlo di dolore della madre di Giulia, la 16enne morta subito dopo il Vaccino: “Mia figlia poteva essere salvata”

Di Viviana Bruschi –  Modena, 13 settembre 2021 – “Quei due coaguli di sangue, usciti dalla vena di mia figlia quando le è stato inserito il catetere con l’adrenalina nel braccio sinistro, li ho visti molto bene. Erano due coaguli, non sangue liquido. Non sono un medico, ma se l’adrenalina, nel suo percorso fino al cuore, ha incontrato altri coaguli non ha certo raggiunto il suo obiettivo.

Il defibrillatore, forse, avrebbe aiutato a far ripartire il battito. Solo l’autopsia farà chiarezza, al momento non possiamo sapere se la nostra amatissima Giulia poteva essere salvata dall’uso del defibrillatore. Ma quel che è certo è che non è stato usato”.

La signora Oxana, madre di Giulia Lucenti, la studentessa 16enne dell’Istituto Galilei di Mirandola, morta l’8 settembre, sedici ore dopo la seconda dose di Pzifer, non si dà pace e le tante domande che affiancano ogni dramma ripercorrono quegli attimi concitati e angosciati alla vista di Giulia, “stesa sul divano, esanime. Subito – racconta la madre – pensavo che dormisse.

Il volto era sereno, la temperatura corporea normale, le mani e il volto tiepidi, segno che era morta da poco, nel lasso di tempo dalle 13.30 alle 14.50, ma ho ugualmente tentato l’impossibile praticandole il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, e interrompendo le procedure salvavita, che so praticare in quanto operatrice socio sanitaria, solo per chiamare il 118. Urlavo al telefono di fare presto, perché mia figlia non dava segni di vita, ma purtroppo, da Nonantola a Bastiglia, l’ambulanza ha impiegato una ventina di minuti”.

Al fortissimo dolore per la perdita di Giulia, “che si era sottoposta al vaccino di malavoglia, perché fin da piccola gridava alla vista di una siringa”, i genitori, Lorenzo e Oxana, uniscono la rabbia per una morte assurda. “Non si può morire a sedici anni. Giulia era una ragazza sana, aveva soltanto – prosegue la madre – una lievissima imperfezione alla valvola mitralica, ma non prendeva alcun farmaco, faceva una vita normalissima”. I genitori, nei giorni scorsi, tramite il loro avvocato Pier Francesco Rossi hanno presentato un esposto in Procura per chiedere una autopsia, che già da oggi potrebbe essere effettuata.

L’Ausl ribadisce in primis la propria vicinanza alla famiglia, “di cui – dice – comprendiamo tutto il dolore”. Poi rassicura relativamente alle strumentazioni presenti sulle ambulanze: “tutti i mezzi – spiega l’azienda – sono dotati di defibrillatori, che vengono controllati ogni mattina. La condizione in cui si trovava la ragazza non prevedeva l’utilizzo di defibrillatore, ma un altro tipo di intervento, che è stato correttamente effettuato. Quanto ai tempi di arrivo, la chiamata, con relativa intervista da parte dell’operatore della centrale 118 di Bologna è iniziata alle ore 15.03, l’arrivo sul posto del primo mezzo è alle 15.16, nei tempi previsti dai protocolli”.

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