Choc in carcere, a un detenuto gli iniettano 6 dosi di vaccino Pfizer: “Ho paura di non rivedere mio figlio”

Di Cristina Gauri – Caserta, 17 set — Sei dosi di vaccino in una sola iniezione: è quanto accaduto alcuni giorni fa ad un detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, la casa circondariale «Francesco Uccella». «Per un errore umano» come prontamente ammesso dalla direzione sanitaria, è stata inoculata l’intera fiala, non diluita, del siero Pfizer a un carcerato 40enne originario di Bergamo. Lo rivela CasertaNews.

Sei dosi a un carcerato

Il detenuto avrebbe dovuto ricevere la seconda dose. Dopo che il personale medico incaricato dell’iniezione si è reso conto dell’accaduto, l’uomo è stato portato in ospedale a Sessa Aurunca dove, stando a quanto denunciato dal la garante provinciale dei detenuti Emanuela Belcuore, «non ha ricevuto cure adeguate.

Addirittura è stato l’agente della penitenziaria che lo ha accompagnato a comprargli una bottiglietta d’acqua». Gli iniettano sei dosi di vaccino e non si premurano nemmeno di dissetarlo. Dopo aver trascorso qualche ora sotto osservazione, il 40enne ha firmato le dimissioni ed è rientrato presso la casa di reclusione.

Sotto osservazione

Una volta tornato in carcere è stato tenuto nell’infermeria centrale della struttura, dalla quale ha chiesto di essere riportato nella propria cella. Ma sulle condizioni di salute del detenuto gravano ancora molti interrogativi, dal momento che eventuali reazioni indesiderate potrebbero manifestarsi anche a distanza di qualche giorno. Il 40enne bergamasco ha esternato la propria angoscia alla garante. «Mi ha riferito di aver paura di non rivedere più suo figlio di appena 8 mesi», spiega.

Gravi carenze

Comunque, «la direzione sanitaria ha subito ammesso che si è trattato di un errore umano. E’ un peccato che dopo la campagna di sensibilizzazione che è stata fatta tra i detenuti affinché si vaccinassero accadano queste cose». Decisamente non un bel biglietto da visita da mostrare agli altri detenuti ancora indecisi… Il fatto evidenzia la carenza di personale sanitario all’interno delle carceri. «Mancano medici, infermieri, psicologi mentre i pochi psichiatri sono impegnati solo nel reparto Rem, dove ci sono detenuti con conclamati disturbi psichici».

Cristina Gauri

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