Professor Becchi asfalta Draghi: “Si crede onnipotente, ma deve stare attento, non è più il Capo della BCE”

Di Edoardo Gagliardi Il filosofo Paolo Becchi commenta la recente conferenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi, mettendone in evidenza tutte le illogicità. La recente conferenza stampa del Presidente del Consiglio – praticamente in contemporanea con quella di Biden da cui riprende in sostanza gli stessi argomenti – ha come scopo quello di far capire alla popolazione che è giusto imporre alcune limitazioni ai milioni di italiani che non hanno ancora fatto la “punturina”, per proteggere chi invece la “punturina” l’ha fatta e sta bene (per la verità ci sono anche alcuni che non stanno tanto bene e pochi che sono anche morti, ma trascuriamo pure questo particolare) e vuole evitare di essere contagiato dai non vaccinati.

È fin troppo facile rispondere che l’equazione “non sei vaccinato, ti ammali, muori e fai morire gli altri” non regge. Per spingere a vaccinare si è giunti addirittura a mettere la mano sul fuoco sui vaccini che sono ancora in fase sperimentale. E si fanno delle affermazioni che, in linea di logica e non solo, sono false. Il tasso di letalità del Covid in Italia è del 3,5%, dato sovrastimato anche perché sotto i quarant’anni la letalità è pari quasi a zero. Dunque, non tutti gli ammalati sono morti e comunque vaccinare sotto i 40 anni non ha un preciso riscontro scientifico.

Ma lasciamo perdere. Il presupposto su cui si basa questo ragionamento è che solo i non vaccinati possano trasmettere il contagio e per questo vanno isolati. Un tempo, in caso di pandemia, si isolavano i malati; ora si isolano i sani. A parte questo, il presupposto da cui prende le mosse Draghi è teoricamente falso, anche se viene spacciato per vero, per una serie di evidenze scientifiche che qui mi limito a riassumere.

Il Rapporto ISS mette tra i punti chiave, dai 35 gg. dalla vaccinazione, una riduzione del rischio di decesso del 95%, di ricovero del 90% e di diagnosi dell’80%. Dal che si desume che il rischio di diagnosi nei vaccinati è circa il 20% rispetto ai non vaccinati, e quello di infezione – nei vaccinati vs non vaccinati – è verosimilmente un po’ maggiore, del 20%, dato che i vaccinati non fanno in genere più screening, quindi casi di infezione asintomatica nei vaccinati non sono in genere rilevati. Ciò consente di affermare che il rischio di trasmissione, pur riducendosi con la vaccinazione, non è azzerato (come per altro confermato da varie ricerche). Inoltre, è plausibile che i vaccinati riducano le precauzioni rispetto ai non vaccinati, quindi per parte di loro le possibilità di trasmissione aumenterebbero rispetto alle percentuali prima ricordate.

Con l’andar del tempo, inoltre, i livelli di protezione sembrano diminuire – si veda quanto sta emergendo da Israele -, e anche per i completamente vaccinati il rischio di ricontagiarsi e di contagiare altri sembra salire. Inoltre, il vaccinato, prima che siano trascorse 2 settimane dall’inoculo, non solo “non ha sviluppato piena protezione”, ma addirittura può risultare più contagioso del non vaccinato.

Per quanto riguarda il non vaccinato, se si contagia può a quel punto contagiare altri, ma l’infettività dura in media 7 giorni, + circa 2 gg. in fase presintomatica, e comunque non è infettivo dopo la nona giornata da quando ha sviluppato i sintomi. Dopo risulta immune e non è più contagioso, indicativamente almeno per un anno in base alle attuali conoscenze (ma potrebbe avere una immunità molto più duratura).

Da queste evidenze scientifiche, che possiamo su richiesta documentare in modo adeguato, risulta chiaro che la narrazione su cui Draghi ha costruito la difesa del passaporto vaccinale (green pass) è in larga misura non corrispondente al vero, perché parte dal presupposto che i vaccinati siano immuni, non in grado di infettare. E questo è falso. Come si è visto, infatti, anche i vaccinati possono contagiare ed essere contagiati, sicuramente in modo più lieve, ma così è.

Questo però ha delle conseguenze giuridiche che non vanno sottovalutate. Draghi infatti fonderebbe la politica del suo nuovo decreto-legge su un “falso ideologico”. Si tratta di un reato previsto all’articolo 479 del codice penale, in caso di false o omesse attestazioni del pubblico ufficiale. Il Presidente del Consiglio sarà anche in buona fede, ma il punto merita di essere portato all’attenzione.

La legge tutela la fede pubblica, nei confronti dell’Istituzione Presidenza del Consiglio, dall’attestazione di fatti in realtà mai comprovati. Ed è proprio quello che – a nostro modesto parere – è successo con Draghi. L’azzardo, quindi, potrebbe in linea di principio costargli caro, fino a sei anni di pena detentiva, dal momento che creando affidamento aggravato dalla condizione di necessità sta inducendo i cittadini ad inocularsi un farmaco che, al momento, è sperimentale.

E dopo le sue affermazioni false, molti sono corsi a prenotare la vaccinazione. Noi non sappiamo che cosa abbia spinto Draghi ad andare in questa direzione, ma ci limitiamo a constatare che i vaccini scadono a metà ottobre e sempre intorno a quella data la Ue promuoverà cinque terapie anticovid rendendo di fatto del tutto opzionale il vaccino. Beninteso non diciamo che Draghi abbia pensato questo, ma il dubbio sul quadro generale della situazione – almeno quello – lasciatecelo.

Imporre un lasciapassare sanitario con un atto avente forza di legge, dicono i più, è in linea con quanto previsto dall’art. 32 della Costituzione: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Nel caso del green pass l’obbligo è indiretto (“se non ti vaccini non puoi entrare al cinema o al ristorante”) ed è stato introdotto dal decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021, quindi un atto avente forza di legge che vorrebbe imporre un trattamento sanitario indiretto sulla base del fatto che la Costituzione ammette il ricorso alla fonte di rango ordinario. Ma siamo proprio sicuri che è così?

La Corte costituzionale, con sentenza n. 307/1990, ha chiarito che “un trattamento sanitario può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per le sole conseguenze che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiono normali di ogni intervento sanitario, e pertanto tollerabili”. Il trattamento sanitario può essere imposto dunque solo nei confronti del singolo (“colui che vi è assoggettato”) e solo se v’è una previsione che esso “non incida negativamente sullo stato di salute” del destinatario. In questo caso non si può escludere che il vaccino abbia effetti collaterali anche gravi o che sia persino letale.

Inoltre, va osservato che si può ricorrere alla decretazione d’urgenza, ma il decreto, come stabilito dalla Consulta con sentenza n. 22/2012, deve essere omogeneo nel contenuto: il d.l. n. 105/2021 prevede nuovi criteri per stabilire i colori delle regioni, introduzione del green pass, misure urgenti in materia di processo civile e penale e proroga dello stato di emergenza. C’è dentro di tutto. Decreto-legge che dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro il 21 settembre, vedremo se le Camere avranno il coraggio quantomeno di correggere il tiro. Draghi si sente onnipotente, cerchiamo di riportarlo con i piedi per terra.

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