Il Ct italiano della nazionale ungherese Marco Rossi: “Qua molto patriottismo. Orban? Protegge la sua nazione”

Di Alessandro Della Guglia – Roma, 21 giu – “Orban? Non mi ha chiamato ma ogni tanto ci sentiamo ci sentiamo in modo virtuale con messaggi, sappiamo che è un grande appassionato di calcio. E’ per farci capire che ci sostiene”. Marco Rossi, allenatore italiano della nazionale dell’Ungheria, spiega così il suo rapporto con il premier magiaro e in generale con il calcio dalle parti di Budapest.

Il commissario tecnico piemontese vive da dieci anni nella capitale ungherese e a Radio Anch’io racconta la sua avventura sulla panchina della nazionale ungherese. Data per spacciata nel girone di ferro degli Europei, la sua squadra ha tenuto in scacco fino a cinque minuti dal termine il Portogallo campione d’Europa e fermato sul pari i campioni del mondo della Francia.

Marco Rossi, ct Ungheria: “Qua molto patriottismo”

Vedendo le partite dell’Ungheria, giocate alla Puskas Arena di Budapest, i telespettatori italiani hanno notato lo stadio pieno, con il pubblico senza mascherine protettive. “La sensazione in questi giorni è che il virus non faccia più paura. Se le autorità hanno deciso di aprire vuol dire che ci sono le condizioni”, dice Rossi. “Gli striscioni razzisti? Onestamente con i pensieri che ho non ho avuto modo di rendermi conto, la cornice di pubblico è stata per noi decisiva. C’è molto patriottismo quando gioca la nazionale“.
Un patriottismo di cui Rossi parlò già due anni fa, anche rispetto all’immigrazione. “La tendenza del Governo ungherese è di proteggere la propria autonomia nazionale, cercando di verificare chi può venire a lavorare qui. Bussi alla mia porta ma, prima di aprire, voglio vedere chi sei. Io vivo a Budapest, lavoro e sto bene qui con la mia famiglia”.

Alessandro Della Guglia

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