Malta chiude i porti ai trafficanti Ong, Lamorgese apre quelli italiani: la Sea Eye verso l’Italia con 400 clandestini

Malta ha respinto la richiesta di porto sicuro, per #SEAEYE4 e invoca la responsabilità con lo Stato di bandiera e il porto di origine di Ratisbona. Stiamo ora raggiungendo la zona Sar italiana e chiediamo urgentemente alla Guardia Costiera di assumere il coordinamento“, ha dichiarato Gorden Isler, executive board di Sea Eye attraverso i social. La risposta dello Stato di Malta è stata categorica, così come accade per la maggior parte delle volte: nessun porto aperto per le navi Ong.

Invece di far rotta per la Germania, così come chiesto ieri dal sottosegretario all’Interno del governo italiano, la Sea Eye ha fatto rotta verso il nostro Paese e ora si trova a meno di 20 miglia nautiche dalle acque territoriali del nostro Paese, a ridosso della costa siciliana. “Nessuna responsabilità italiana nel coordinamento degli eventi avvenuti in zona Sar di altri paesi. Ci aspettiamo che l’accoglienza dei migranti e lo sbarco da una nave tedesca, di una Ong tedesca, avvenga in Germania, in ottemperanza allo spirito di solidarietà e condivisione Europea“, ha tuonato ieri Nicola Molteni.

Eppure, con la prepotenza che da sempre caratterizza le Ong, la nave ha deciso ugualmente di dirigersi verso l’Italia per imporre lo sbarco di oltre 400 migranti. “Fatemi capire. Una nave tedesca raccoglie 400 clandestini in acque libiche e maltesi, Malta rifiuta di assegnare un porto e questi si dirigono verso l’Italia. Difendere i confini non è un reato, è un dovere!“, ha scritto Matteo Salvini dopo la pretesa della Sea Eye 4 del coordinamento italiano.

Intanto dalla nave muovono accuse nei confronti dell’Europa: “Gli Stati dell’UE stanno deludendo le persone che cercano protezione“. Ora l’eurodeputata leghista Annalisa Tardino chiede l’intervento dell’Unione europea: “Se qualcuno a Bruxelles pensa ancora che sia possibile trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa, si sbaglia di grosso. Sono 440 i migranti in arrivo grazie alla Sea Eye 4. L’attività delle Ong, in questo caso della tedesca SeaWatch, continua senza sosta“.

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