Soldi pure da vescovi affaristi e Diocesi. Così Casarini e Mediterranea si arricchivano col traffico di clandestini

  – Diocesi che staccano assegni di 10mila euro, riunioni con vescovi per l’acquisto di nuove navi, Checco Zalone che finanzia “indirettamente” la Ong del mare e pesanti dubbi, pure interni, sulla gestione dei soldi delle raccolte fondi. La procura di Ragusa accusa Luca Casarini e soci (8 indagati in tutto) di favoreggiamento all’immigrazione clandestina pluriaggravato. In pratica avrebbero incassato da un armatore danese 125mila euro per andare a prendere 27 migranti da giorni su una sua petroliera per sbarcarli in Italia.

Nella parte delle carte sui fondi utilizzati dai talebani dell’accoglienza si alza il velo su numerose incongruenze, per usare un eufemismo, e sulla rete di sostegno. Una sfilza di 55 bonifici esteri per un totale di oltre 145mila euro, che nel 2019 sono stati raccolti dalla Ong Mediterranea saving humans. Le cifre variano da 93mila euro a pochi spiccioli, ma ci sono anche finanziamenti di due diocesi nell’agosto 2020. In piena pandemia la diocesi di Brescia versa 10mila euro a favore di “Mediterranea missione in mare” nonostante la Guardia costiera ribadisca che la loro nave, Mare Jonio, non è certificata per il soccorso. Anche l’arcidiocesi di Modena Nonantola, cinque giorni prima, versa 10mila euro.

“Le fonti di introito – si legge nelle carte – sono quote associative, donazioni permanenti, rapporto con la chiesa cattolica italiana, 5×1000, progetti e bandi specifici, raccolte di gruppi locali, merchandising, donazioni singole speciali”. Dalla nascita nel 2018 l’operazione mare Jonio è già costata 2.400.000 euro e ha 1 milione di debiti.

L’inchiesta riguarda Idra social shipping, la società armatrice di Mare Jonio acquistata a Trieste. Alessandro Metz, ex consigliere regionale dei Verdi in Friuli-venezia Giulia è il presidente, ma si lamenta chiaramente che “le decisioni sulla nave e su chi la governa e su chi la faccia partire sono prese da Beppe Caccia (vicepresidente di Idra ed ex assessore dei verdi a Venezia ndr) e Luca Casarini (ex disobbediente ufficialmente semplice dipendente ndr) e a questo punto sarebbe Idra a comandare e non Mediterranea”. E proprio Idra incassa il bonifico di 125mila euro dei danesi. Il 26 novembre Caccia rivela che prima dell’accordo con Copenaghen “erano messi male e alla riunione(…) con i Vescovi gli si doveva chiedere un intervento di emergenza sui debiti del 2020, mentre così, grazie a questo accordo commerciale, il tema sarà tutto sul nuovo”. Compreso “l’impegno di spesa per l’acquisizione della nuova nave” che dovrebbe sostituire Mare Jonio ferma in cantiere a Venezia. I soldi per andare a prendere i migranti e portarli in Italia arrivano anche da personaggi famosi, come Checco Zalone, che nella sua ultima pellicola, Tolo Tolo, “per finanziarli indirettamente ha voluto la loro collaborazione al film noleggiando la nave con tutto l’equipaggio (…) per le scene dei salvataggi”.

Le operazioni commerciali, però, devono rimanere “riservate”. E se qualcuno protesta sulla gestione dei conti e dei bilanci rimane inascoltato come il rappresentante di Mediterranea negli Stati Uniti, che deve rendere conto ad imprecisati sostenitori oltreoceano. La procura di Ragusa focalizza l’attenzione su anomalie contabili: “Sia Metz che Caccia risultano aver effettuato bonifici a favore della Idra (la società armatrice di Mare Jonio ndr) ma in realtà le somme non risultano personali, ma bensì provenienti da attività di fundraising con la conseguenza che la restituzione di un prestito infruttifero altro non è che un modo per appropriarsi indebitamente di somme dalla società”. Una specie di gioco delle tre carte. L’accusa fa notare che “il Caccia, nella contabilità di Idra social shipping, usi registrare, fittiziamente, come «prestiti» (che si fanno figurare come erogati ora dal presidente Metz, ora da lui stesso), apporti pecuniari di notevole importo, che, in realtà, risultano affluiti alle casse di Mediterranea/Idra per mezzo di donazioni e crowdfunding”. E stiamo parlando anche di 60mila euro divisi in due.

Per i talebani dell’accoglienza in difficoltà finanziarie l’accordo con i danesi dei 125mila euro, secondo l’accusa ottenuti in cambio del trasbordo dei 27 migranti poi portati a Pozzallo, è “un filone d’oro”.

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