Sanità, ISS e CSS: "Finalmente Liberi da Brusaferro e Locatelli. Ma incombe ancora l'Ombra di Bassetti"!


Quello che in tv bollava i veri medici eroi come «maghi e fattucchiere»? Quello che liquidava con disprezzo il preside della facoltà di medicina della Statale di Milano («dice cretinate») e poi, per dimostrare la sua superiorità, cantava quella memorabile canzoncina «Sì sì vax vacciniamoci», sulle note di Jingle Bells, con gli intramontabili versi “Se vuoi andare al bar/le dosi devi far/per il calo dei contagi/dosi anche ai Re Magi»? 

Davvero al ministero c’è qualcuno che pensa di dare a lui una delle poltrone che finalmente si liberano ai vertici della sanità italiana? E con che coraggio?

Mai una gioia. Non si fa tempo ad esultare per la buona notizia in arrivo (forse se ne vanno davvero i Brusaferro, Locatelli, Ippolito, superdirigenti dell’era Speranza) e subito ecco che arriva una pessima notizia: s’avanza fra le candidature per la successione quella del primario del San Martino di Genova. Sarebbe in lizza per occupare una delle poltrone che si liberano.

Insomma è chiaro che, da qualche parte, l’uomo con il cognome all’altezza della sua fama si potrebbe infilare. Lui non disdegna di certo. Anzi. Un anno fa, quando si profilava la vittoria elettorale del centrodestra, Bassetti si autocandidò niente meno che come ministro: «Se qualcuno me lo chiedesse sarei onorato», disse. Lo lasciarono fuori dalla porta, per fortuna. Ora potrebbe rientrare dalla finestra. Ma il governo vuol farsi davvero così male?

Che Orazio Cuor di Mozzarella Schillaci non abbia sempre idee brillanti (pietoso eufemismo) ormai è noto ai più. Solo per restare nel ristretto campo delle nomine, ancora è difficile capacitarsi del fatto che a febbraio abbia potuto confermare alla guida dell’Istituto superiore di sanità, proprio Silvio Brusaferro, uomo di fiducia del ministro Speranza che di lì a poco sarebbe risultato fra gli indagati della Procura di Bergamo per la gestione del Covid. 

Indimenticabili gli sms in cui il responsabile dell’Iss si dimostrava pronto a piegare meschinamente i dati della scienza alle bieche esigenze della politica: «Non ci sono ragioni scientifiche per chiudere tutto», sosteneva per esempio ai tempi del lockdown.

Ma il ministro ordinava: bisogna farlo. E allora Brusaferro subito s’allineava sostenendo con fermezza che c’erano fior di ragioni scientifiche per chiudere tutto...Continua su Articolo Originale...

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