L’inchiesta della Procura di Bergamo ci ha catapultato all’interno di un dejavù, una pagina del nostro inconscio che avremmo voluto tenere chiusa per sempre.
E invece le chat whatsapp tra il Ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ci costringono a fare un salto temporale di tre anni e tornare a quegli eventi traumatici che hanno caratterizzato l’inizio del 2020.
La politica che suggerisce alla scienza
Siamo nei giorni poco precedenti al 23 marzo, data in cui il Governo Conte II ha decretato la chiusura delle attività non essenziali in tutto il territorio nazionale. In quel momento la Lombardia e alcune zone dell’Emilia Romagna sono entrate nella mitologica zona rossa, la decisione che aveva portato all’esodo notturno di migliaia di persone in direzione di altre regioni.
Bene, il 20 marzo Speranza e Brusaferro discutevano su whatsapp proprio sulla possibilità di trasformare l’intero Paese in un’unica zona rossa. Il copione dovrebbe vedere Brusaferro, nominato apposta come portavoce del Comitato tecnico scientifico, suggerire una serie di iniziative basate su evidenze scientifiche e poi Speranza valutarle sulla base delle esigenze politiche. Quello che però emerge dalle chat è un meccanismo molto diverso.
Speranza voleva il lockdown, Brusaferro frenava
Speranza scrive: “Stringiamo in tutta Italia o solo regioni del nord? Io sono per andare in tutta Italia. Sindacati spingono per tutta Italia. A me sembra buon senso. Le aziende non vendono comunque. Le teniamo aperte ora per metterle in cassa integrazione tra qualche settimana perché hanno i magazzini pieni”.
In questo caso è Speranza a suggerire quindi una linea da intraprendere al consulente scientifico Brusaferro che, infatti nelle risposte, sembra essere piuttosto remissivo “Capisco. Va bene per quelle che comunque non vendono. Credo però che ci siano filiere da salvaguardare. Non solo alimentare. L’altro tema per quanto tempo. Arrivi a Pasqua. Ma dopo credo si dovrà riaprire. Bisognerebbe magari far analisi per filiera con un po’ di tempo”.
300.000 imprese sacrificate per niente
La discussione tra Speranza e Brusaferro continua, come se il ministro volesse convincere il proprio scienziato di fiducia della bontà delle proprie azioni, quando invece dovrebbe essere il contrario. Brusaferro scrive: “Domani abbiamo qualche dato in più. Lombardia chiudi e qualche area attorno. Per il resto vediamo un attimo”.
Il Comitato tecnico scientifico sembra quindi non essere molto d’accordo con una chiusura generalizzata su scala nazionale. Speranza però non vuole sentire ragioni: “Non è che facciamo come con le scuole? Noi politicamente siamo per stringere tutta Italia”. Il lockdown è un chiodo fisso che non ha alcuna origine scientifica evidentemente, ma politica. E Brusaferro alla fine è costretto ad abbassare la testa: “Hai ragione non si può escludere, e solo dati dei prossimi giorni ci diranno se cambiano le curve. Comunque non ci sono evidenze scientifiche che io sappia su misure di questo tipo”.
Lo ammette quindi lo stesso Presidente dell’ISS: il lockdown totale non ha alcuna base scientifica. Una frase decisamente inquietante, alla luce delle circa 300.000 imprese italiane che hanno chiuso i battenti a causa di quella decisione politica e non scientifica. 300.000 attività sacrificate per niente, se non per compiacere il disegno politico di un Ministro che ora dovrebbe pagare per quelle scelte.
In questo caso con molta timidezza Brusaferro cerca di far notare al ministro i potenziali danni economici per quelle aziende considerate come “non essenziali” e prova a suggerire una data per le riaperture: Pasqua. Sappiamo che non è andata così...Continua su Articolo Originale...
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