Un altro giorno, un’altra segnalazione di dati personali a spasso, pronti per essere raccattati dal primo criminale informatico che passa ed essere usati come punto di partenza per attacchi informatici e truffe di ogni sorta.
Mi è stato segnalato un indirizzo IP italiano, sulla rete Eolo, che propone una pagina aperta a tutti che ospita un form di immissione dati:
Il form cita Artoni, che è una società di logistica italiana, ma i dati a spasso non sono colpa sua; la pagina che li diffonde è probabilmente di un’azienda che usa Artoni per le proprie spedizioni di merci.
Il form da solo non dice granché, ma non c’è bisogno di provare a immettere dati a caso sperando di trovare qualche corrispondenza: sarebbe molto improbabile e tedioso. Come capita spesso in tanti database, anche questo form ha una caratteristica elementare, utilissima per chi vuole rastrellare dati: premendo semplicemente il pulsante Cerca, senza immettere dati, elenca tutti i dati dell’intero archivio, che sono circa un migliaio. Una tecnica classica, che qualunque scraper o raccattatore di informazioni conosce e applica.
Cliccando sui link delle singole ordinazioni si possono vedere i dettagli: per esempio quelli dell’azienda di Urbisaglia, in provincia di Macerata, che paga con ricevuta bancaria a 60 giorni fine mese e ordina circa 600 capsule di caffè e spende quasi 600 euro, o la signora Antonella, di Genova, che paga le sue capsule di caffè con la carta di credito.
Sapere i dati di chi compra caffè forse non sembra un grosso problema di sicurezza, visto che il consumo di questa bevanda non è particolarmente controverso o privato, ma ovviamente il problema non è il prodotto acquistato, ma il fatto che i dati dei clienti siano accessibili a chiunque, anche a malintenzionati.
L’esempio più banale è che un criminale potrebbe usare le informazioni per chiamare la signora Antonella di Genova spacciandosi per un addetto del servizio di sicurezza delle carte di credito che le telefona per un controllo e dicendole con tono rassicurante che sta solo verificando che lei abbia regolarmente acquistato quello specifico prodotto. Il criminale potrebbe conquistarsi facilmente la fiducia della vittima descrivendole in dettaglio che cosa ha acquistato e quando lo ha acquistato, se ha ricevuto correttamente la merce o se vuole fare reclamo, e poi potrebbe chiederle, con la massima disinvoltura, “Sempre per un controllo di sicurezza, signora C*******, mi conferma i dati della carta con la quale ha effettuato il pagamento? Perché qui risulta che l’acquisto è stato segnalato come fraudolento e non vorrei che ci fosse un equivoco. Sarebbe un peccato bloccarle la carta di credito per errore.”
Certo, non tutti cadranno nella trappola e comunicheranno i dati della propria carta di credito, che il criminale potrà poi usare per commettere frodi. Ma con migliaia di nominativi a disposizione in questo singolo archivio, prima o poi troverà qualcuno che ci cadrà. E al criminale basta avere successo solo una volta ogni tanto.
Purtroppo non sembrano esserci dati utili per risalire all’identità del gestore maldestro di questa pagina Web, ma ho provato a contattare via mail alcuni clienti per chiedere se se la sentono di dirmi il nome della ditta alla quale hanno fatto l’ordinazione.
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