Se li conosci li eviti: i “traditori” grillini cacciati dalle città dove hanno governato

Di – Il 4 ottobre 2009, nel giorno in cui si celebra San Francesco d’Assisi, Beppe Grillo dal teatro Smeraldo di Milano fondava e lanciava ufficialmente il Movimento 5 Stelle. Dodici anni dopo, per uno strano scherzo del destino, nello stesso giorno gli elettori recapitano un «vaffa» ai pentastellati: cacciati dalle città che governavano e tenuti in vita altrove solo dall’accanimento terapeutico del Pd.

Partiamo da Roma e Torino. Chiara Appendino, dopo un quinquennio tortuoso e spericolato, ha deciso di appendere la fascia tricolore al chiodo. Scelta tanto saggia quanto obbligata, ma che non ha salvato i grillini da un disastro elettorale. Virginia Raggi invece, con sprezzo del pericolo e del ridicolo, ha deciso di chiedere nuovamente la fiducia ai cittadini romani.

Tentativo fallito, come era facilmente pronosticabile dopo una amministrazione tanto catastrofica. La prima osservazione, innanzitutto, è che chi li conosce li evita. Le sindache hanno mal amministrato le loro città e contribuito a peggiorarne la qualità della vita. Per l’Appendino basta ricordare tre episodi: la tragedia di piazza San Carlo, le varie strizzatine d’occhio ai No Tav e la rinuncia alla corsa per le Olimpiadi invernali.

Per compendiare gli scivoloni della Raggi non basterebbe un’enciclopedia: da Spelacchio ai tram che prendono fuoco, dai cinghiali alla spazzatura abbandonata in centro. Senza dimenticare la porta chiusa in faccia alle Olimpiadi, sempre in ossequio al feticcio della decrescita felice. Se il voto grillino alle elezioni politiche era come un gigantesco dislike cliccato su una politica ormai a misura di Facebook e ridotta a poco più che un social network, quello amministrativo è una cosa diversa, più vicina, meno distante. E gli elettori spariscono.

Un conto è mandare a far nulla in Parlamento una pattuglia di grillini esagitati, altra cosa è metterli a muovere le leve della propria città. Il vaffa è anche una questione di prossimità: meglio lanciarlo il più lontano possibile. I danni si fanno altrove. Anche per il grillismo vale la regola che loro stessi hanno applicato alla tanto odiata Tav: Not In My Back Yard, non nel mio giardino. La lezione locale è solo un piccolo assaggio di quella nazionale. Il primo dato dunque è che il M5s scompare dove ha governato.

Il secondo è che il Movimento 5 Stelle, al primo voto targato Giuseppe Conte, funziona solo quando è trainato dal Pd. I gialli esistono solo in presenza dei rossi. E, a dodici anni dal suo battesimo, per il Movimento è il funerale della sua ragione sociale: nato contro il sistema vince solo se si allea con il partito più sistemico in circolazione. Grillo barricato dietro al suo sito, ha pubblicato una foto d’epoca con Casaleggio senior: «Dodici anni fa abbiamo fatto l’impossibile. Ora dobbiamo fare il necessario». Il necessario per non scomparire del tutto. Ma questa è ormai una missione impossibile, anche se Beppe si è dimenticato di scriverlo.

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