Nadia, morta 10 giorni dopo il vaccino. Medico legale: “Non c’è correlazione, è stata un’embolia polmonare”

Di Denis Barea Il vaccino contro il Covid-19 non c’entra. Piuttosto appare rilevante la decisione del medico di base che, informato dei sintomi che la donna riferiva nei giorni precedenti alla morte, tra cui la mancanza di respiro e debolezza, le avrebbe detto di stare a casa per riposarsi e andare in ospedale solo se il malessere fosse proseguito. Al contrario avrebbe dovuto mandarla subito al pronto soccorso.

La trombosi

Questa una delle prime indicazioni che vengono dall’autopsia, condotta lunedì da Antonello Cirnelli, sul corpo di Nadia Positello, la 49enne di Maser (Treviso), morta due settimane dopo l’iniezione della prima dose di vaccino Pfizer.

Il medico, consulente tecnico della Procura di Treviso che sul caso ha aperto un fascicolo per omicidio colposo nel quale è stato iscritto il nome del medico di base della donna (difeso dagli avvocati Guido Scudeller e Ortis Pellizzer), si è comunque dato 90 giorni, il tempo in cui verranno fatti e saranno refertati gli esami istologici, per escludere con assoluta certezza ogni correlazione fra la somministrazione del siero e la morte della Positello, il cui cuore ha cessato di battere lunedì 11 ottobre al Pronto Soccorso dell’ospedale di Montebelluna. La 49enne è deceduta a causa di embolo al polmone sinistro provocato da un fenomeno di trombosi alla gamba sinistra.

L’intervento mai fatto

Il 27 settembre Nadia Positello si era recata, insieme al marito, a fare la prima dose del vaccino anti Covid nel centro di Vedelago. In passato la donna, che lavorava nella gelateria familiare a Crespignaga, aveva già sofferto di tromboflebiti. Nel 2017 doveva sottoporsi a un intervento di safenectomia per la presenza di varici, operazione però mai effettuata a causa della febbre.

I problemi di salute non sarebbero mai scomparsi tanto che nel 2019 le venne riscontrata una trombosi superficiale agli arti inferiori, con prescrizione di una terapia farmacologica che aveva tenuto sotto controllo l’insufficienza venosa, che si era però ripresentata. Quando Nadia Positello si presenta al centro vaccinale racconta tutto al medico che si trova davanti e quest’ultimo, stando all’esposto dei familiari, avrebbe espresso seri dubbi sull’opportunità di fare il vaccino, che sarebbero però svaniti a seguito di un confronto con un secondo medico. Dando così il via libera alla vaccinazione. L’esame autoptico dice che se fosse stata inviata in ospedale ci si sarebbe accorti della trombosi e l’embolo, che dal cuore ha viaggiato fino al polmone, sarebbe stato probabilmente evitato.

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