Libia, maxi retata contro i clandestini a Tripoli: arrestate 4.000 persone. L’Onu sbraita: “Uso eccessivo della forza”

Caccia ai migranti illegali finiti nelle maglie di una maxi operazione alle porte di Tripoli per «ripulire», come ha annunciato il premier Abdulhamid Dabaiba, una specie di grande Scampia libica dove comandano trafficanti di droga e di esseri umani.

Circa 4mila migranti, comprese centinaia di donne e bambini, sono stati arrestati durante il raid delle forze dell’ordine scattato venerdì sera. «Una parte di Gargaresh, a 12 chilometri dalla capitale, è una zona estremamente pericolosa in mano ai criminali, dove sono stati messi in piedi mercati di sesso e droga. E si registra un alto numero di migranti sfruttato dai trafficanti» spiega una fonte occidentale a Tripoli.

Lo stesso Dabaiba ha dato via libera all’operazione «di pulizia» con l’arresto di una cinquantina di ricercati libici per traffico di stupefacenti ed esseri umani. Nella rete sono finiti anche 4mila migranti dei 597.641 in Libia secondo l’Iom, costola Onu. Nei centri di detenzione sono almeno 5mila, gran parte frutto di intercettazioni in mare della Guardia costiera che da inizio anno ha riportato a terra 20mila persone.

Le Ong hanno lanciato l’allarme per la maxi retata delle ultime ore, che riempirà i centri di detenzione del ministero dell’Interno già fatiscenti e sovraffollati. Tarik Lamloum, attivista libico che lavora per la Belaady Organization for Human Rights, ha denunciato che durante il raid «sono state commesse violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti» soprattutto donne e minori. Le unità di sicurezza libiche hanno tagliato la rete dei cellulari a Gargaresh e fatto irruzione utilizzando «in maniera eccessiva la forza», che avrebbe provocato una vittima e 15 feriti. Molti migranti finiti in manette erano stati registrati come richiedenti asilo dall’Unhcr, agenzia delle Nazioni Unite, che denuncia «un uso eccessivo della forza».

Le fonti ufficiali libiche parlano di soli 700 migranti arrestati, ma il numero reale si avvicinerebbe ai 4mila. Un funzionario governativo ha sostenuto che le autorità «espelleranno quante più persone possibile» nei paesi d’origine. In realtà il governo libico non ha fondi a disposizione per i rimpatri che vengono gestiti dall’Iom, ma su base volontaria. Negli ultimi cinque anni sono state rimandate a casa, grazie all’Onu, 50mila persone. «Molti degli arrestati nella Scampia libica pagheranno alle guardie 500 dinari (meno di 100 euro) e primo o dopo usciranno tornando nel circuito del traffico di esseri umani» spiega la fonte a Tripoli.

Le partenze verso l’Italia dalle coste nord africane non si fermano prima dello stop invernale. Alarm phone ha lanciato l’allarme per un barcone, arrivato in acque maltesi a 11 miglia da quelle italiane, con 70 persone che avevano contattato «molte volte» il centralino dei migranti. Da quattro giorni sembra sparito nel nulla. Nella notte fra venerdì e sabato la Guardia costiera ha soccorso al largo di Lampedusa un’imbarcazione con 13 tunisini e una pecora regolarmente sbarcata sull’isola.

Al primo ottobre sono arrivati in Italia via mare 46.391 migranti illegali, il doppio rispetto a tutto lo scorso anno e quasi sette volte tanto il 2019. I più numerosi, 12.835, sono i tunisini seguiti dai migranti dal Bangladesh e dall’Egitto dove non c’è alcuna guerra.

L’impennata degli sbarchi è legata all’instabilità politica libica. Le elezioni del 24 dicembre sono in forse, dopo il braccio di ferro sulla candidatura dell’attuale premier Dabaiba. Anche il generale Khalifa Haftar è pronto a scendere in campo, ma per un recente sondaggio verrebbe battuto da Seif el Islam, il figlio del colonnello Gheddafi. A sua volta, però, l’erede di Gheddafi soccomberebbe nelle urne rispetto a Dabaiba, che era un suo collaboratore ai tempi del colonnello

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