Il Green Pass inizia a fare paura. Confindustria: “Rinviamo l’obbligo di 15 giorni. Si ai tamponi a 72 ore”

Di Una decina di giorni fa avevamo messo in evidenza come l’introduzione del Green Pass potesse, potenzialmente, portare a grossi problemi per il sistema produttivo e logistico italiano, spesso al limite della rottura, e come con quattro milioni di lavoratori che ne erano privi, molti dei quali intenzionati a non farlo, c’era la possibilità di fortissimi disagi, se non il congelamento economico.

Ora in un’Intervista al Corriere il presidente di Confindustria Emilia Romagna, Valter Caiumi avanza tre richieste che mostrano come anche i datori di lavori abbiano dei forti timori che tutto possa proseguire in modo liscio. Le richieste sono:

  • ritardare di 15 giorni l’introduzione di green pass nei posti di lavoro,
  • test della durata di 72 ore, non solo quelli molecolari, ma anche quelli genici;
  • la possibilità per i lavoratori di fare da soli i test, magari con supervisione di personale aziendale preparato.

Tre proposte di un minimo di buon senso, che faciliterebbero fortemente ai lavoratori non vaccinati di poter proseguire l’attività lavorativa con dei disagi eccessivi, e quindi senza il desiderio di prendersi tutti le ferie, o di lasciare il lavoro, all’introduzione del Green Pass.

AGGIORNAMENTO: Anche Zaia si è reso conto dell’impossibilità di sostenere il Green Pass obbligatorio e, oggettivamente, della non volontà di una fetta dei lavoratori di vaccinarsi. Quindi ora anche lui chiede i tamponi autocertificati

E pensare che lo diciamo da molto tempo….

C’è però un problema: questo renderebbe la normativa non punitiva, e sappiamo che la finalità della norma è proprio la repressione dei non vaccinati, la loro discriminazione. Brunetta lo ha detto chiaramente..

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