Il centrodestra paga le inchieste a orologeria e il fango di Fanpage: male nelle grandi città, in testa solo a Roma

Da Libero Quotidiano – I primi exit poll delle amministrative confermano: da Milano a Roma, il centrodestra paga l’effetto congiunto di astensione molto alta, scandali mediatici e inchieste giudiziarie. Enrico Mentana, nella sua maratona sul TgLa7, parla di “tendenze di voto” ma i freddi numeri, per il momento, coincidono.

Milano la sfida era quasi segnata: Beppe Sala, sindaco uscente del Pd, è dato tra il 54 e il 58%, nettamente davanti dunque a Luca Bernardo del centrodestra, che si ferma al 32-34 per cento. Briciole per gli altri, a partire da Gianluigi Paragone che con la sua lista Italexit supera pure i suoi ex compagni di partito del Movimento 5 stelle, probabilmente il partito che esce peggio da questa tornata elettorale.

Roma l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, nome forte del Pd, “vede” il ballottaggio. Il “tribuno” Enrico Michetti, espressione di Fratelli d’Italia in rappresentanza di tutta la coalizione, è in testa dato tra il 27 e il 31%, ma si parla di fatto di un testa a testa con Gualtieri che veleggia tra il 26,5 e il 30,5 per cento.

Il dato più pesante è il distacco di 10 punti degli sfidanti. Carlo Calenda di Azione (che godeva delle “simpatie”, per così dire, di Giancarlo Giorgetti) è al 18%, meglio della sindaca uscente Virginia Raggi penalizzata anche di un mancato, vero appoggio dal neo-capo dei 5 Stelle Giuseppe Conte e dei troppi veleni dentro ai grillini, oltre che di 5 anni tribolatissimi e deludenti.

Tutto secondo previsioni invece a Bologna e Napoli, dove dem e 5 Stelle correvano insieme “blindando” il risultato in due realtà tradizionalmente molto vicine alla sinistra. Matteo Lepore, oltre il 60%, travolge Fabio Battistini del centrodestra. Stessa musica a Napoli, con Gaetano Manfredi che “doppia” in pratica Catello Maresca.

Per il centrodestra sorpresa negativa a Torino, visto che Lo Russo del centrosinistra avrebbe un vantaggio su Damilano compreso tra il 3 e il 6%. Sicura invece la vittoria di Roberto Occhiuto, candidato governatore di Forza Italia in Calabria, dove Luigi De Magistris secondo Mentana gode del paradossale effetto positivo della condanna di Mimmo Lucano, che lo appoggia. L’ex sindaco di Riace, “vittima” delle toghe, avrebbe spinto l’ex sindaco di Napoli.

Ora sarà materia per sondaggisti a bocce ferme, ma è impossibile non pensare a un impatto nazionale degli scandali montati in quest’ultima settimana anche a livello locale. Innanzitutto, le ricadute dell’indagine per cessione di sostanze stupefacenti ai dann di Luca Morisi, ex responsabile della comunicazione di Salvini e ideatore della tanto famigerata “Bestia” social.

Quindi, l’inchiesta vagamente a orologeria di Fanpage.it sulla “lobby nera” di Fratelli d’Italia a Milano. Una indagine giornalistica sviluppatasi in 3 anni e uscita proprio a pochi giorni dalle urne, che ha portato all’auto-sospensione dell’europarlamentare di FdI Carlo Fidanza e a veleni su neo-fascismo, neo-nazismo e fondi neri in campagna elettorale.

In entrambi i casi, per Salvini e Meloni un carico di nervosismo e polemiche di cui avrebbero fatto volentieri a meno. E non è un caso che Silvio Berlusconi, domenica, abbia già anticipato i temi dei prossimi giorni: la leadership, l’assetto della coalizione, la scelta dei futuri candidati. Perché in fondo in questa campagna elettorale si è parlato poco di contenuti locali e molto del resto. E se gli elettori disertano le urne, forse c’è poco da stupirsi.

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