Green Pass, Paragone contro gli europeisti italiani: “Difendono la UE ma violano il regolamento dell’Europa”

Di Gianluigi Paragone – Gli europeisti italiani fanno quadrato attorno a Bruxelles e preparano l’attacco alla Polonia, colpevole di difendere il primato nazionale sulle normative Ue. I fatti sono semplici: la Corte Costituzionale polacca ha sancito che nella gerarchia delle fonti la legge nazionale prevalga sul diritto comunitario. Un preludio alla uscita della Polonia dall’Unione, sul modello britannico? Può essere.

La Polonia del resto sta vivendo un trend positivo come economia satellitare della Germania anche per effetto di una moneta sovrana (la Polonia non è nell’eurozona) e spazi di agibilità politica larghi: secondo me più che della Ue hanno interesse a mantenere i rapporti con la Germania, e in terra tedesca (soprattutto la loro unione degli industriali) nessuno si straccerebbe le vesti in caso di PolExit. Gli affari sono affari.

Una eventuale uscita della PoIonia rischia – per Bruxelles di provocare uno scossone all’interno del Vecchio continente (il caso britannico è spesso visto come caso a sé anche per la lontananza territoriale del Regno Unito, per la sua caratteristica insulare e costituzionale) perché darebbe benzina ai diversi movimenti euroscettici o eurocontrari: la mia avventura politica è proprio nel segno dell’uscita. Anche in Danimarca da tempo si discute di referendum sulla falsariga del «Leave or Remain?». Ma torniamo alla decisione della Consulta polacca: la legge nazionale deve prevalere su quella comunitaria.

Apriti cielo, anche in Italia gli europeisti governativi si sono subito affrettati a dare man forte a Ursula Von Der Leyen e al presidente dell’Europarlamento David Sassoli, feriti dall’affronto polacco. E giù con gli attestati amorevoli e coi pistolotti del tipo: giù le mani dall’Europa. Com’ è noto, il mio amore per l’Unione europea è pari a zero, ma l’ipocrisia degli europeisti italiani è davvero degna di primato mondiale. Se la Polonia è un pericolo poiché nella gerarchia delle sue fonti di diritto rimarca il primato della legge nazionale su quella europea, perché il governo italiano da mesi non rispetta il regolamento europeo per effetto del quale non ci debbono essere discriminaazioni tra vaccinati e non vaccinati?

Di più, perché nella traduzione di quelle regole si omette la corretta trasposizione di ciò che è scrim nel regolamento 2021/953 in materia di Green Pass? Nel dettaglio il paragrafo 36 del regolamento nella versione in lingua inglese sottolinea «la necessità di evitare discriminazioni verso cittadini europei che non sono vaccinati per necessità di natura clinica, di opportunità, di target group esentato, ma anche verso chi per scelta non è vaccinato».

Come mai nella traduzione del testo ciò che è scritto in lingua inglese non è rispettatato alla lettera? In Italia entrerà in vigore il più meschino e rigido pass, con la conseguenza che ai lavoratori che decidono (nel pieno rispetto della legge) di non vaccinarsi viene fatto pagare un pizzo per non essere licenziati. Agli amici europeisti italiani ricordo che «il regolamento come riporta l’articolo 288 paragrafo 2 del Trattatato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) – ha portata generale. Esso è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri». In poche parole, per effetto di questa normativa europea vincolante senza sé e senza ma, il Green Pass è una… variante polacca.

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