Trieste, “rifugiato” afgano pesta selvaggiamente una ragazza e la stupra in uno stabile: “I kill you”
Da Il Piccolo – TRIESTE. Sei anni di carcere per il ventottenne che lo scorso dicembre aveva violentato una ragazza in uno stabile abbandonato di via Galatti 14. Inayatullah Akhonzada, questo il nome del condannato, è un richiedente asilo di origini afghane – un ex militare – che all’epoca dei fatti era ospite di una struttura di accoglienza cittadina. L’uomo si era appartato con la vittima, una coetanea conosciuta a Trieste, con il pretesto di venderle dello stupefacente.
La sentenza di condanna è stata pronunciata dal gup Luigi Dainotti. Akhonzada è stato giudicato in primo grado con il rito abbreviato. Il magistrato titolare dell’indagine, il pubblico ministero Matteo Tripani, aveva chiesto 6 anni e 4 mesi. L’uomo ora è in carcere a Pordenone.
Erano stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Trieste a occuparsi dell’inchiesta. C’erano volute due settimane per rintracciare il ricercato; quando l’uomo era stato fermato dai militari dell’Arma non aveva opposto resistenza. Il pm Tripani aveva disposto lo stato di fermo e l’indagato era stato subito portato in carcere con l’accusa di violenza sessuale, lesioni e cessione di stupefacenti.
Il gip Massimo Tomassini aveva applicato la misura cautelare ritenendo sussistente il rischio che l’afghano potesse commettere reati analoghi. L’uomo, in effetti, aveva alle spalle vari procedimenti penali.
Gli investigatori avevano ricostruito con esattezza l’episodio, grazie soprattutto alla testimonianza della vittima e ad alcune immagini registrate dalle telecamere della zona che avevano ripreso i due coetanei in quell’area del centro. Altre sequenze video li avevano immortalati mentre si allontanavano dall’edificio in momenti distinti.
È il tardo pomeriggio del 27 dicembre quando si consuma la violenza. Il ventottenne ha un appuntamento con la coetanea al civico 14 di via Galatti, a un passo da largo Panfili. Si tratta di un edificio disabitato da tempo, luogo di ritrovo di perdigiorno e sbandati che fanno uso di droghe.
La ragazza intendeva acquistare qualche grammo di erba: i due si erano messi d’accordo. Non era la prima volta che accadeva.
Ma non appena sono rimasti soli, il ventottenne si è scagliato improvvisamente sulla vittima, afferrandole il collo con una mano. «I kill you», le ha urlato, per colpirla con un pugno alla mandibola. Poi l’uomo ha abusato ripetutamente di lei.
Dopo la querela della ragazza, che non conosceva il nome dell’aggressore (lo aveva incontrato soltanto una volta alcuni giorni prima del fatto), i militari dell’Arma avevano iniziato una non semplice attività investigativa. Gli investigatori avevano in mano una descrizione sommaria del violentatore, supportata dalle immagini delle telecamere.
La ragazza era stata visitata al Burlo: il personale sanitario aveva confermato l’atto sessuale. Sul corpo erano stati rinvenuti anche i segni del pestaggio.
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