Milano, nordafricani con spranghe e coltelli assaltano la mostra antirazzista dei centri sociali e sfasciano tutto

Da Il Giorno – Milano –  Un allontanamento vissuto come un affronto è stata la scintilla che ha infiammato gli animi fino a culminare nella vendetta: un’irruzione con spranghe e coltelli negli spazi di Macao, il centro sociale che occupa la palazzina Liberty dell’ex Macello in viale Molise 68.

Il collettivo si è ritrovato vittima dell’attacco di un gruppo di magrebini giovedì sera, durante una mostra sull’antirazzismo, con una sessantina di ospiti in sala. Una situazione fuori controllo e pericolosa che ha spinto i referenti di Macao a chiamare la polizia dopo aver fatto uscire tutti gli invitati di corsa mentre gli “invasori” si barricavano dentro. Invasori in uno spazio già occupato.

E la scena, altrettanto surreale, di un centro sociale che chiama le forze dell’ordine. Nessuno per fortuna è rimasto ferito, così come nessuno è stato identificato, perché quando la polizia è entrata nella palazzina gli intrusi si erano già dileguati. Ma chi sono i responsabili del raid? Perché hanno seminato il panico?

Facciamo un passo indietro. Le palazzine liberty accanto a Macao, in passato sede Asl, poi dismesse, sono occupate da decine di persone e famiglie di migranti. Ha preso forma una sorta di mini villaggio che raccoglie persone diverse: ci sono senza dimora che lì hanno trovato un rifugio, lavoratori stranieri che non possono permettersi un affitto, famiglie, ma anche spacciatori e frange violente.

Lo spiegano i cittadini del quartiere e alcuni referenti di Macao, da tempo attivi per fornire assistenza ai loro “vicini”. Loro stessi raccontano di essersi trovati a soccorrere negli ultimi mesi persone sul marciapiede, anche donne, vittime di violenze. “Si è creato un cordone di mutuo ascolto. Persone hanno anche chiesto un rifugio temporaneo da noi. Dinamiche che conosciamo e che si vengono a creare quando non si interviene per tempo, con i Servizi sociali”. Ma non sono mancati gli attacchi da parte della “componente violenta”. “Gli spazi sono enormi, comunicanti. Avevamo già subìto dei furti notturni: il mese scorso sono spariti strumenti e macchinari utilizzati nella falegnameria per la formazione dei migranti”.

E giovedì, secondo quanto ricostruito, un uomo magrebino, volto noto ai referenti di Macao, è entrato nel centro sociale mentre era in corso una mostra comportandosi in maniera molesta. È stato quindi allontanato, ma è tornato con i rinforzi: 5 connazionali. “Hanno rovesciato tavoli e lanciato bottiglie. Brandivano spranghe e coltelli. La gente era terrorizzata”, ribadiscono da Macao.

La priorità è stata mettere tutti in salvo, “quindi abbiamo fatto uscire tutti gli ospiti. Nel frattempo, i responsabili dell’attacco si barricavano dentro mentre alcuni dei nostri erano rimasti chiusi in altre stanze”. Da qui, la chiamata alla polizia, intervenuta alle 22. Quando gli agenti sono entrati nella palazzina, non c’era nessun intruso. Alle 2 c’è stato un altro tentativo di “disturbo“, finito nel nulla. La pace durerà?

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