In Israele aumentano le infezioni dei Vaccinati: e la Svezia vieta l’ingresso agli Israeliani

Di Francesco Capo – Il titolo di un articolo pubblicato sul New England Journal of Medecine è già eloquente: “Ricomparsa dell’infezione da Sars-CoV-2 in lavoratori del sistema sanitario altamente vaccinati”.

Gli autori sono professori e ricercatori dell’Università della California San Diego, che documentano un “drammatico aumento” delle infezioni da coronavirus nei lavoratori del sistema sanitario della loro Università.

I dati sono questi: dal 1° marzo al 31 luglio 2021, sono risultati positivi al tampone nasofaringeo un totale di 227 operatori sanitari: 130 di questi, dunque il 57,3%, erano completamente vaccinati, 90 non vaccinati e 7 vaccinati con una sola dose. I sintomi della malattia Covid si sono manifestati in 109 dei 130 lavoratori completamente vaccinati e in 80 dei 90 lavoratori non vaccinati. Non si sono registrati decessi e una sola persona non vaccinata è stata ricoverata.

I ricercatori californiani documentano un costante crollo dell’efficacia dei sieri a mRNA. “I dati in nostro possesso suggeriscono che l’efficacia del vaccino contro qualsiasi malattia sintomatica è notevolmente inferiore contro la variante delta e può diminuire nel tempo dalla vaccinazione”.
Secondo gli studiosi “il drammatico cambiamento nell’efficacia del vaccino da giugno a luglio è probabilmente dovuto all’emergere della variante delta e all’immunità calante nel tempo”.

Altro causa che individuano è l’allentamento dell’utilizzo delle mascherine. Il punto è che i sieri Covid erano stati sponsorizzati dalle case farmaceutiche come altamente efficaci e tuttora vengono presentati dalla narrazione governativa come in grado di garantire l’immunità, quando i dati scientifici dicono che non è così. La conferma, del resto, arriva da Israele, il paese presentato come modello qualche mese fa e con il tasso di popolazione vaccinata tra i più alti al mondo. Il 2 settembre ha registrato il nuovo picco di casi: 13.900 in ventiquattro ore, nonostante siano partite le terzi dosi.

La Svezia, dopo il Portogallo, è il secondo Paese europeo a vietare l’ingresso a cittadini israeliani proprio a causa dell’aumento del numero dei positivi. L’annuncio è stato dato dal ministro dell’Interno Mikael Damberg. Il divieto di viaggio verso il paese scandinavo entrerà in vigore il 6 settembre e scadrà il 31 ottobre, salvo successive estensioni.

Nonostante queste evidenze, la conclusione a cui giungono i ricercatori dell’Università della California è di continuare la campagna di vaccinazione anche con dosi di richiamo. Il dubbio che invece siano proprio i vaccini a selezionare nuove varianti, come paventato da virologi come Luc Montagnier e Didier Raoult, resta concreto. Sulla base di questi dati viene anche da chiedersi quale legittimità abbiano limitazioni di libertà e diritti nei confronti delle persone che non intendono sottoporsi a sieri sperimentali.

Allo stato dei fatti qual è il vantaggio di questi ultimi? Sono in grado di ridurre i ricoveri o di evitare la contrazione della malattia in forma più grave? Dati certi non ce ne sono, anzi i bollettini ufficiali riportano anche ricoveri e decessi tra i vaccinati.
Non bisogna poi dimenticare che l’infezione da Sars-CoV-2 produce, in oltre il 90% dei casi, positivi asintomatici o paucisintomatici anche in assenza dei vaccini.

E poi per le riduzioni dei ricoveri ci sarebbero le cure con farmaci noti da tempo in farmacologia, non sperimentali come i vaccini. Proprio le cure sono state invece completamente oscurate dalla narrazione ufficiale, nonostante migliaia di medici in Italia e in tutto il mondo, riuniti in gruppi, le utilizzino in scienza e coscienza.

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