Green Pass, lo storico e saggista Franco Cardini: “È la nuova oppressione di marca liberale”

Di Fabrizio Vincenti«Il mondo non va verso l’assunzione di decisioni prese da parte di masse di persone sempre meno competenti, ma volte alla libertà: va in direzione di un sistema che tende a limitare sempre più le libertà personali». Docente. Saggista. StoricoFranco Cardini, da decenni è uno degli intellettuali più fuori dal coro, talmente fuori dal coro da assumere posizioni che lo hanno più volte fatto polemizzare a destra come a sinistra.

E magari rendendolo inviso ora agli uni, ora agli altri. Da fiorentino verace, del resto, la polemica è il suo pane. «Anche voi, ogni tanto, mi regalate “carezze”, ma va bene così: se mi fanno troppi complimenti, non mi diverto», conferma.

Sulla vicenda del Green pass e della coltre di conformismo che sta, nemmeno troppo lentamente, minando la democrazia e le libertà, Cardini si è schierato senza mezzi termini: questo clima, questa caccia a chi dissente non gli piace proprio per niente. All’orizzonte, sostiene, c’è una dittatura: non una di quelle per decenni sbandierate come spauracchi dalle anime belle che straparlano di fascismo e comunismo, quanto, piuttosto, un’autocrazia generata direttamente dalla pancia del liberalismo.

Franco Cardini sul green pass

Professore, c’è o no una reale discriminazione con l’uso del Green pass? È alle viste un neo-totalitarismo, sia pure ammantato di ragioni pubbliche?

«Diciamo che ci aspettavamo da anni un 1984 di orwelliana memoria in edizione totalitaria, del resto il libro di Orwell guardava a Hitler e Stalin, e invece sta arrivando da una sponda che non ci aspettavamo, quella liberale, quella del politically correct che è nato per tutelare le libertà, anzi prim’ancora la dignità di tutti. Da tutto questo sta arrivando una nuova forma di totalitarismo e non siamo preparati. Non è però detto che sia un sistema a cui assentire o verso cui rassegnarci, certo ci dobbiamo confrontare».

E la libertà invocata per secoli?

«Un mondo fondato sulle libertà individuali è esplosivo, è un mondo che – spinto oltre certi limiti – uccide la stessa libertà. Siamo eredi di un mondo che dal Cinquecento in poi ha pensato di avere la verità in tasca, ma ora ci stiamo rendendo conto che non era così, e cerchiamo nuovi equilibri per la nostra relatività. L’Occidente ha puntato tutto sul primato dell’economia, della tecnica; del resto, abbiamo assoggettato le altre culture non con Platone o Gesù, ma con le vele mobili e i cannoni. Siamo, nel corso della storia, l’unica civiltà che ha puntato sull’individualismo».

Come siamo arrivati, nel volgere di qualche decennio, a doverci confrontare con un totalitarismo di matrice capitalista?

«Da anni siamo in una società mondialista, si è arrivati alla globalizzazione e non si torna indietro, questa globalizzazione ci ha condotto a un sistema complesso. Vacca, a inizi anni Settanta, nel suo Il Medioevo prossimo venturo, un libro che sarebbe da ristampare, dimostrava con serie statistiche che i grandi sistemi sono ingovernabili e producono una serie di indotti inaspettati.

Se i grandi sistemi sono ingovernabili, si devono trovare dei palliativi. Il primo è l’instaurazione di un sistema autoritario in grado di prendere decisioni rapide ed effettuate da élite competenti. Negli anni Settanta del secolo scorso, mentre la politica parlava di ampliare le libertà, la fantascienza, lasciata libera a se stessa, immaginava per il futuro sistemi dispotici, sempre più centralizzati. È quello che sta accadendo».

E quindi?

«Dobbiamo prendere posizione, e cercare di…

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