C’è chi si ribella alla dittatura sanitaria: 20 insegnanti si licenziano pur di non piegarsi al Green Pass

Di Laura BerlinghieriBOLZANO. La campanella suona alle 8.10, segnando l’esordio dell’anno scolastico della ripartenza. «Io mi sono vaccinato, spero lo abbiano fatto anche i miei professori». Bastano poche parole. Emanuele Mantovani, 18 anni, frequenta l’istituto Galileo Galilei di Bolzano. Per lui, come per gli altri 90 mila e più studenti altoatesini, la scuola è iniziata ieri mattina.

Una prima prova di normalità, tra aule e corridoi scolastici. Un ruolo da apripista che non è mai stato tanto delicato per la provincia di Bolzano, maglia nera italiana della copertura vaccinale tra i lavoratori della scuola. Nell’anno della ripartenza, l’Alto Adige conta il 20% dei professori non vaccinati, con una volata nelle ultime due settimane, un aumento delle richieste di congedo e una corsa ai tamponi, per ottenere l’agognato Green pass, anche senza essersi sottoposti alla profilassi.

E una spaccatura si registra tra le scuole di lingua tedesca e quelle di lingua italiana. Nelle prime, che raccolgono più di due terzi dei 90 mila studenti altoatesini, c’è la percentuale più alta di no vax. Già 58 docenti sarebbero verso la sospensione e 20 lavoratori si sono già licenziati.

«È praticamente una questione identitaria. Ricordo che, quando il Governo decideva per la zona rossa, la provincia di Bolzano allargava le maglie. L’importante è fare il contrario di quello che dice Roma» rileva Luca D’Andrea, scrittore ed ex professore. E in alcune aree, come la Val Venosta, la percentuale sarebbe ancora più bassa.

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