Trieste, 61enne “fragile” muore poche ore dopo il vaccino Pfizer: la figlia denuncia, indagati 4 medici

Di TRIESTE – Cardiopatico, iperteso e con un’insufficienza renale cronica. Un soggetto a rischio, tanto che i medici gli avevano consigliato di vaccinarsi per non correre il pericolo di ammalarsi di Covid.

Il triestino Giordano Cian, 61 anni, è morto nella sua abitazione di Borgo San Sergio. È accaduto alle sette di sera di venerdì 30 luglio. Quello stesso giorno, tre ore prima, gli era stata somministrata la prima dose Pfizer. Al di là delle circostanze temporali in cui è avvenuto il fatto, al momento non c’è alcuna prova su una eventuale connessione tra il vaccino e il decesso.

La famiglia si è affidata a un legale, l’avvocato Antonio Santoro, e ha presentato immediatamente un esposto in Procura. Il pm Federica Riolino ha quindi aperto un fascicolo per omicidio colposo indagando quattro operatori sanitari: un medico dell’Asugi in servizio presso il centro vaccinale del Molo IV dove si era recato il signor Cian, il medico specializzando che ha iniettato la dose, il medico di base e il cardiologo e del sessantenne.

La magistratura ha disposto l’autopsia. L’udienza di conferimento dell’incarico allo specialista è fissata per domani.È la figlia del sessantenne, Jennifer Cian, a riferire cosa è successo, a cominciare dalle patologie di cui era affetto il padre: la cardiopatia, i trascorsi sanitari (a 38 anni l’uomo era stato sottoposto a un intervento di bypass) e i peggioramenti degli anni successivi, che comunque consentivano al paziente di gestirsi.

La figlia racconta che quel venerdì il papà si era recato al centro vaccinale in Molo IV portando con sé la documentazione medica. Con lui c’era anche la moglie. Dopo la somministrazione della prima dose Pfizer, Cian – secondo quanto emerso dalla testimonianza della coniuge – era stato tenuto sotto osservazione per 15 minuti. Un tempo sufficiente per monitorare una persona con un importante cardiopatia? Andrà chiarito nell’indagine.

La moglie ha spiegato che il marito si è sentito male già durante il tragitto verso casa, in auto. Non appena raggiunta l’abitazione si è messo a letto per riposarsi. Il signor Giordano è spirato alle sette. La moglie ha innanzitutto allertato la figlia; Jennifer ha poi chiamato l’ambulanza e ha tentato di rianimare il padre praticando il massaggio cardiaco seguendo le istruzioni telefoniche degli operatori della centrale.

I medici del 118 hanno continuato con le manovre di soccorso, ma ormai il sessantenne era deceduto. «Mio padre, viste le patologie di cui soffriva, avrebbe potuto trovarsi tante volte in pericolo di vita», osserva Jennifer. «Trovo assurdo che proprio il giorno del vaccino sia successo. E dopo poche ore».

Sono tre gli aspetti che andranno accertati nel corso delle indagini: le cause esatte del decesso (attraverso l’autopsia), se il vaccino può aver inciso nel tragico epilogo e se il paziente aveva bisogno di accertamenti diagnostici prima della somministrazione. A ciò si aggiunge la richiesta di verifica dei protocolli sanitari adottati (compresa l’attesa di 15 minuti). Stando a quanto si apprende, la magistratura ha già acquisito la documentazione clinica del paziente, compresa quella attinente al vaccino.

«Dobbiamo chiarire qual è la causa del decesso – conferma il procuratore di Trieste Antonio De Nicolo – e se nel determinismo causale che ha portato alla morte della persona abbia avuto o meno qualche incidenza la somministrazione del vaccino. Perché può darsi benissimo che la somministrazione non c’entri nulla. La cautela su una vicenda del genere è d’obbligo».

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