L’obbligo di Green Pass? Solo per i “sudditi” italiani: niente certificato verde per deputati e senatori

Di Eugenio Palazzini – Roma, 11 ago – Il green pass è obbligatorio per accedere a quasi tutti i luoghi al chiuso. Dai musei ai ristoranti, passando per bar, cinema e teatri. Eppure in Parlamento deputati e senatori possono entrare senza il certificato verde. Un privilegio esteso ovviamente anche al ristorante di Montecitorio, come già segnalato su questo giornale.

Green pass obbligatorio in Parlamento? Non scherziamo

Gli eletti dai cittadini italiani possono insomma riunirsi e sedersi all’interno dei palazzi romani senza dover dimostrare alcunché. Vaccinati, non vaccinati, con o senza tampone, nelle sedi istituzionali c’è un sostanziale tana libera tutti. Ed è allora sin troppo facile ironizzare con l’adagio trash: “Non ce n’è coviddi” in Parlamento. Come se davvero non fosse possibile il contagio in determinati ambienti, magicamente immuni dal virus. Battute a parte è chiara l’antinomia, per usare un eufemismo. Sarebbe più appropriato parlare di effettiva discriminazione, di doppiopesismo manifesto, di esenzione particolarissima.

L’indecente pantomima 

Ora, posto che a nostro avviso il certificato verde è di per sé intollerabile, la disparità in atto è ancor meno ammissibile. Ed è altrettanto chiaro che a questo punto il governo – fosse minimamente serio – si troverebbe di fronte a un bivio: o toglie il green pass ovunque o lo rende obbligatorio anche per Camera e Senato, tertium non datur. Invece la tragicommedia all’italiana va avanti, con alcuni parlamentari che provano timidamente a far notare che forse sarebbe il caso di estendere l’obbligo e altri che sempre sommessamente si oppongono al certificato verde e vorrebbero proprio eliminarlo per tutti. Meglio questi ultimi, senz’altro, eppure parliamo di flebili voci.

Né gli uni né gli altri, in ogni caso, esprimo il volere della maggioranza. La gran parte in realtà si limita a fischiettare. Della serie: va bene così, non pensiamoci neppure ad aggiustare il tiro, siamo pur sempre inguaribili gattopardiani ad usum fabricae. Questo – è sin troppo lapalissiano – significa soltanto una cosa: salvo clamorose, quanto improbabili, svolte tutto resterà com’è. Ovvero da una parte gli elettori costretti ad esibire il lasciapassare, dall’altra gli eletti nella dorata bolla libera da vincoli.

Eugenio Palazzini

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