L’erede di Merkel: “Non possiamo accogliere tutti gli afgani”. Macron: “Proteggere i confini”. Il PD? Tutti in Italia

Di Marco Gervasoni«Credo che non dovremmo diffondere il segnale di poter accogliere tutti coloro che sono in difficoltà». Parole di uno xenofobo? No, del candidato della Cdu, Armin Laschet, erede di Merkel. E sentite ancora qui: «Bisogna proteggersi contro i flussi migratori irregolari importanti». Marine Le Pen? No, il presidente Macron, durante l’allocuzione sull’Afghanistan.

E questi sono i cosiddetti buoni, perché poi ecco quelli veramente «cattivi»: Austria e Ungheria, ritrose ad accogliere i profughi, mentre Erdogan, il più esposto, intende farsene carico, dietro congruo compenso sembra, e non prima di aver eretto muri con la Siria. Non sono parole «egoiste», come afferma chi legge la politica estera con le categorie del moralismo: sono quelle dei depositari di una visione realistica del mondo.

Pensare infatti di accogliere «tutti i profughi» dall’Afghanistan, come vanno ripetendo da giorni politici e giornali di sinistra italiani, è un’idea semplicemente insostenibile e, se messa in pratica anche solo in parte, dagli effetti distruttivi. Per questo ci preoccupa non poco che, a fronte di posizioni così chiare di Germania e di Francia, il ministro dell’Interno Lamorgese si sia già dimostrata disponibile «a dare il massimo».

Peccato che il nostro Paese, durante la sconsiderata gestione degli esecutivi di sinistra, da Letta a Gentiloni, abbia già dato il «massimo»: nell’accoglienza di immigrati clandestini, che continuano comunque a sbarcare. Certo, un conto sono i profughi provenienti da Paesi realmente a rischio, altro sono gli immigrati economici: ma anche per i primi esistono quote precise, che però dovranno essere accompagnate da controlli e verifiche oculate. E poi dalla convinzione che su questo fronte l’Italia ha già ampiamente dato.

E per questo, nel computo di profughi che l’Italia accoglierà, si tenga conto di tutti gli immigrati economici che già da anni l’Italia fa sbarcare. Tanto più che l’attore del disastro afghano, l’amministrazione Biden, non si sbraccia certo per ospitare i profughi. Insomma, altro che «accogliamoli tutti»; per parafrasare le famose parole di Angela Merkel «non ce la possiamo fare». Dal punto di vista economico, ma soprattutto da quello della convivenza. Se l’afflusso migratorio del 2016 (erano profughi anche allora, siriani) produsse un notevole scossone, pur in un Paese integrato, unito e coeso come la Germania, mettendo a serio rischio in alcuni momenti la convivenza, cosa potrebbe accadere in una nazione ormai lacerata come la nostra?

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