La consigliera regionale del PD inneggia ai terroristi islamici: “Finalmente sono tornati i talebani”. Letta che dice?

Le pari opportunità riguardano anche le idee. Ed è legittimo che chiunque abbia il diritto di esprimerle avanzando le proprie valutazioni. Quando però si ha a che fare con il caso Afghanistan e i talebani tagliagole degli occidentali sarebbe opportuno andarci piano soprattutto se certi giudizi arrivano da una donna di origine somala, nominata dal Pd membro della commissione Pari opportunità della Regione Toscana, che si dice «a favore del ritorno del regime talebano».

Nura Musse Ali è nata a Mogadiscio nel 1986. È arrivata in Italia mediante ricongiungimento familiare nel 1999, si è diplomata al liceo Carducci di Pisa e all’Università di Pisa si è laureata a pieni voti in Giurisprudenza. Nel 2017 ha conseguito il diploma della Scuola di specializzazione per le professioni legali. È una donna colta ed intelligente ed è proprio per questo che le sue parole hanno generato ancora più sconcerto.

In una intervista sul Tirreno dice (per fortuna) di «non condividere il loro modus operandi», ma di ritenere la presa del potere dei fondamentalisti islamici a Kabul «una tappa obbligata della storia, affinché finalmente quel Paese iniziasse il proprio lento cammino verso un’interpretazione evolutiva delle sue leggi e la maturazione del concetto di vita politica e sociale. È opportuno che l’Europa gli Stati Uniti ammettano di aver sbagliato e che qualunque cosa si faccia in futuro per il popolo e per le donne in particolare dovrebbe essere portata avanti con chi è al potere». Cioè con questi assassini. Ma precisa che «forse qualcuno rimarrà sorpreso per queste parole».

In effetti, più di qualcuno è rimasto sorpreso, anzi sgomento visto che anche esponenti del Pd hanno preso le distanze dalle sue affermazioni. Simona Bonafè, segretaria del Pd toscano, mette i puntini sulle i: «Il Pd si dissocia totalmente da quelle parole. I talebani sono stati e restano liberticidi e nemici dei diritti, persecutori delle donne. Sostenere che un regime è una tappa obbligata verso la maturazione sociale è inaccettabile».

Per il resto sono soprattutto gli esponenti della Lega ad insorgere. A cominciare dal suo leader Matteo Salvini: «Parole gravissime soprattutto perché pronunciate da una donna. Come si può sostenere un regime guidato da criminali che ammazzano, stuprano, torturano e chiudono in casa le donne? Siamo sicuri che Letta e Giani prenderanno le distanze perché l’apologia dell’islam radicale è incompatibile con la nostra democrazia». Per Laura Ravetto, responsabile Pari Opportunità della Lega, «la signora Nure Musse Ali dovrebbe farsi un giretto a Kabul invece di pontificare da un Paese che le garantisce libertà di pensiero e di espressione». I deputati della Lega in Toscana fanno quadrato: «Non crediamo che la sharia possa essere definita una forma di progresso, ma un modo autoritario e repressivo per imporre forti limitazioni alle libertà individuali. Stesso sdegno dal sottosegretario al ministero del Lavoro Tiziana Nisini, senatrice della Lega: «Pensare che si possa stare meglio con il regime dei tagliagole talebani è una mancanza di rispetto verso tutte le donne che hanno subito e subiranno le brutalità e l’imposizione dei fondamentalisti. Nura Musse Ali non può ricoprire il ruolo assegnatole dalla sinistra Toscana». I senatori toscani della Lega Manuel Vescovi e Rosellina Sbrana incalzano: Dove sono le sempre indignate femministe del Pd?». «Deve dimettersi dal suo incarico», chiosa l’eurodeputata della Lega Susanna Ceccardi.

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