“I musei sono luoghi di inclusione e cultura, no al Green Pass”. Il direttore si dimette

Di Alessandra Benignetti – Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella San Severo, nel centro di Napoli, ha deciso di dimettersi per protestare contro l’obbligo del green pass per accedere ai luoghi della cultura: “I musei non possono essere strumentalizzati”.

“L’obbligo di richiedere l’esibizione del green pass per l’accesso ai musei non è legato a valutazioni di carattere epidemiologico specificamente riferite ai contesti museali, ma è stato considerato esclusivamente uno strumento utile, fra tantissimi altri, allo scopo (…) di ottenere più numerose adesioni alla campagna vaccinale.

Senza assolutamente entrare nel merito dello scopo che ha inteso prefiggersi il Governo, e non avendo ovviamente pregiudizi di sorta nei confronti dei vaccini, obietto tuttavia che i musei non debbano e non possano essere strumentalizzati per ottenere qualsivoglia scopo estraneo alle loro naturali finalità, specie quando tale strumentalizzazione contribuisca inevitabilmente a compromettere, invece che favorire, la coesione sociale, in aperto contrasto con una delle più intrinseche missioni di un museo”.

Con queste parole Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella San Severo, nel centro di Napoli, ha annunciato le sue dimissioni. “Un passo di lato”, il suo, come lo definisce nella lunga lettera pubblicata sul portale del sito culturale, per protestare contro l’obbligo del green pass per accedere ai musei e ai luoghi della cultura.

Luoghi in cui, secondo Masucci, accessi contingentati, misurazione della temperatura, mascherine e igienizzazione delle mani, assieme ad altre regole di sicurezza, minimizzano il rischio di contagio. “Durante la grave crisi che stiamo attraversando, – ha ricordato il direttore dimissionario – abbiamo rispettato senza nulla eccepire lunghi periodi di chiusura”.

“A fronte di ragioni analoghe – prosegue la lettera – avrei considerato di poter continuare a dirigere un museo che dovesse rinunciare alla parità di trattamento dei suoi visitatori. Tuttavia, se viene richiesto a un museo di rinunciare alla parità di trattamento per motivi che non possono che essere recepiti come strumentali, in quanto non connessi alla tipologia di spazio e attività, intendo pacatamente ricordare che i musei sono per loro vocazione luoghi di inclusione e che l’accesso paritario all’arte e alla cultura, diritto di tutti, dovrebbe essere sacrificato solo all’esito di ogni sforzo possibile volto a evitare una simile ferita”.

L’appello al governo, quindi, è a “riconsiderare una decisione che coinvolge aspetti socioculturali di rilevante interesse collettivo, al fine di risparmiare almeno ai musei, riserva aurea di civiltà, lo scomodo ruolo di bersaglio delle intemperanze dell’arena mediatica”. La lettera si conclude ricordando che “per la radicata cultura della legalità” il museo osserverà le nuove regole che entreranno in vigore a partire da venerdì. “In considerazione di quanto fin qui esposto, – conclude però Masucci – non posso sottrarmi al più forte richiamo della mia coscienza, che mi induce a lasciare – dopo oltre dieci anni e mezzo – la presidenza e la direzione del Museo Cappella Sansevero”.

Si tratta, sottolinea, di “un semplice gesto di coerenza del mio giudizio e del mio sentire”. Il museo partenopeo, che prima della pandemia accoglieva ogni anno centinaia di migliaia di visitatori ospita la celebre scultura del Cristo velato, realizzata da Giuseppe Sanmartino. Ora a prendere le redini del gioiello del centro di Napoli, sarà Maria Alessandra Masucci, sorella dell’ex direttore e già consigliere di amministrazione. Masucci, comunica il museo, “rimarrà nel consiglio di amministrazione, come consigliere a titolo gratuito”.

La decisione del direttore dimissionario è rimbalzata su tutti i giornali ed è diventata un vero e proprio caso. Le sue parole, secondo la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “mettono sempre più in luce l’ipocrisia di fondo di una misura subdola ed economicida”. Solidarietà a Masucci è stata espressa anche dall’eurodeputato di FdI, Sergio Berlato. “L’arte e la bellezza – ha scritto il politico sui social – devono essere patrimonio di tutti e la possibilità di accedervi non deve vedere alcuna discriminazione”.

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