La Mercedes con la raccolta fondi: così Malika ha fregato buonisti, fan del Ddl Zan e ha ridicolizzato le istanze Lgbt

Di Cristina Gauri – Roma, 1 lug — Il furbo, senza minchione, non riesce a campare: si può riassumere così la vicenda di Malika, ragazza immagine del ddl Zan vincitrice della lotteria degli stupidi meglio nota come «raccolta fondi per aiutare una povera lesbica perseguitata a rifarsi una vita».

Malika si compra il Mercedes e la sinistra impazzisce

come rivelato da Selvaggia Lucarelli, la nostra Malika furba lo è stata tanto: cacciata di casa dai genitori musulmani a causa del proprio orientamento sessuale, con la valanga di soldi donati da decine di migliaia di boccaloni (140mila euro raccolti in due campagne di donazioni) ci si è comprata una Mercedes. Causando una istantanea bufera mediatica e l’alzata di scudi di tutti coloro che avevano contribuito alla raccolta fondi.

Doveva giustificarla con le «reparations»

La Mercedes è uno sfizio che si voleva togliere, si giustifica lei. Se fosse stata ancora più furba, annotiamo a margine, avrebbe sfoderato la carta delle cosiddette «reparations», termine in gran voga Oltreoceano quando si parla di minoranze etniche presuntamente perseguitate o nicchie Lgbt altrettanto presuntamente oppresse. Si tratta ovvero di un risarcimento, sotto forma di pagamenti monetari individuali, accordi, borse di studio, esenzione dalle tasse e iniziative sistemiche, per «compensare le ingiustizie», l’oppressione, il trauma derivato dall’essere minoranza perseguitata. Mi sono comprata il Mercedes, e allora? Consideratelo un risarcimento per il mio stato di oppressione. In America basta dire «reparations» e tutti si ammutoliscono. Avrebbe così totalizzato il cosiddetto «perfect», mutuando il termine dai videogiochi anni ’80. Ma Malika è giovane, ha ancora tanto da imparare. E’ sulla buona strada però, e i fatti lo dimostrano.

Malika: un povero che sa già pescare

I bacchettoni hanno infatti già sfoderato il vecchio adagio orientale secondo cui all’uomo affamato non va dato il pesce — che lo sfamerebbe per un giorno — ma gli va insegnato a pescare. Alla ragazza, quindi, non andavano donati soldi, la si doveva instradare al mondo del lavoro. Insegnarle un mestiere. Ma cari miei, Malika ha dimostrato di sapere già come si pesca: 140mila euro di donazioni sono lì a dimostrarlo.

Fregati da una ragazzina

Certo deve affinare un po’ la tecnica e renderla più spendibile sulla lunga distanza: intanto, però, il volto furbetto con l’apparecchio da nerd che si faceva venire gli occhi lucidi al Maurizio Costanzo Show è riuscita a fare fessi decine di migliaia di sostenitori della Zan. Il cui perbenismo malato e credulone ha regalato una Mercedes a una ragazzina che aveva promesso di sostenere persone in difficoltà — così come lo era stata lei. Loro, quelli che guardano gli «omofobi» dall’alto del proprio piedistallo morale, gli sbufalatori, che prendono in giro chi non si allinea a colpi di «sì vabbè complotto» canzonatori. Nella corsa spasmodica al sentirsi più buoni, si sono ritrovati fregati da una ragazzina in preda a fregole consumiste da rapper afroamericano. Chissà se a queste persone, prima o poi, entrerà in testa che «gay» non è a priori sinonimo di «puro di cuore» e «candido d’animo».

Ringraziamo Malika, dunque, che ha chiarito meglio il concetto. E che, con la sua sete di status symbol, ha contribuito — anche se di poco, ma tutto fa brodo — a ridicolizzare e delegittimare la «battaglia per di diritti» e presentarla per quello che è: una gigantesca macchina per spillare soldi. Una cosa è sicura: tra le migliaia di donatori esiste una percentuale, seppur minima, che la prossima volta si guarderà bene dal versare la gabella buonista. E questo tanto ci basta.

Cristina Gauri

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