Il direttore dello Spallanzani insiste: “Possiamo fare a meno della mascherina”. Ma Speranza e Cts fanno muro

Da Il Tempo  Cresce il “partito” che chiede di togliere il prima possibile l’obbligo di tenere la mascherina all’aperto. Molti esperti e virologi ormai non si nascondono più: basta con il Dpi se non serve come all’esterno e lontani da assembramenti. “Se siamo all’aperto possiamo fare a meno della mascherina, ma bisogna tenerla a portata, perché la dobbiamo mettere quando non è possibile mantenere la distanza, specialmente con persone che non conosciamo, con persone non congiunte”,  ha detto Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, interpellato in merito all’ipotesi sulla fine dell’obbligo di mascherina all’aperto. Una posizione “pesante” che arriva proprio dai vertici dell'istituto nazionale malattie infettive, protagonista della guerra dell’Italia contro il Covid.

Per quanto riguarda le date pare che l’orientamento del governo sia di accorciare i tempi della caduta del divieto, che potrebbe arrivare il 5 luglio, una delle ipotesi più accreditate secondo le ultime notizie di stampa. “La campagna di vaccinazione procede spedita, permettendoci di riconquistare porzioni di libertà che prima erano state compresse. Nei prossimi giorni sentiremo il Comitato tecnico scientifico e fisseremo una data per togliere l’obbligo delle mascherine all’aperto. Credo sia ragionevole pensare che sarà entro la prima metà di luglio”, ha dichiarato all’AGI il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, spostando a dire il vero un po’ più in là la data della liberazione dalla protezione individuale all’aperto.

“I dati sull’andamento della pandemia – ha spiegato – sono incoraggianti e, quindi, credo sia giusto dare ai cittadini delle prospettive. Naturalmente – ha ribadito Costa – non vanno trascurate le esigenze di sicurezza e vanno mantenute le giuste misure di prudenza: per esempio, in caso di assembramenti credo che dovremo continuare a fare uso della mascherina anche se all’aperte”.

Ma c’è anche chi frena. “Da immunologo, nella mia lista di priorità vedo diverse altre questioni più urgenti”, ha spiegato all’Adnkronos Salute Sergio Abrignani,  dell’università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus.”»C’è il problema di tracciare le nuove varianti di Sars-CoV-2, quello di monitorare se i vaccini funzionano con le nuove varianti, e stiamo vedendo da dati Gb che per fortuna l’efficacia per esempio di Pfizer dopo due dosi è alta (79-80%) anche con la variante Delta”, elenca l’esperto.

“C’è tutto il capitolo della memoria immunologica – aggiunge ancora Abrignani – il problema di capire se sarà necessario un ulteriore richiamo e in che tempi, la copertura vaccinale e il coinvolgimento di quelle persone che esitano a vaccinarsi, la questione del vaccino agli adolescenti. Insomma, per chi si occupa di vaccini e risposta immunitaria, il dibattito sulle mascherine viene dopo tutti questi punti, nonostante capisca che per tutti noi la mascherina è una scomodità”.  Insomma dal Cts fanno muro, e come visto negli ultimi verbali pubblicati, quelli di aprile, alla fine la decisione definitiva sarà del ministro Robrto Speranza, che ha già frenato sull’addio all’obbligo.

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