La gamma delle sperimentazioni vaccinali si sta ampliando sempre di più: oltre all’eterologa e ai test che in questo momento sono in corso per portare all’abbassamento dell’età delle somministrazioni vaccinali fino ad arrivare ai neonati, troviamo anche un ulteriore ambito di sperimentazione: quello della gravidanza. Un ambito che dovrebbe comportare una notevole prudenza.
Da quando esistono le vaccinazioni, si è sempre avuta una particolare attenzione a non somministrare vaccini che - come molti altri farmaci - potrebbero interferire nei meccanismi di embriogenesi e causare malformazioni ai nascituri.
Solo in anni molto recenti è stato dato il via libera alla vaccinazione anti-Difterite-Tetano-Pertosse (trivalente) nelle donne gravide, ma soltanto dopo la ventottesima settimana di gestazione, proprio per evitare questi danni all’embrione. Un secondo vaccino consentito in gravidanza è quello antinfluenzale. Altri vaccini non vengono praticati.
Nel caso dei nuovi vaccini anti-Covid, per le loro caratteristiche di farmaci autorizzati in via straordinaria e la limitatezza sugli studi relativi alla loro efficacia e sicurezza, si imponeva una ancor maggiore cautela nell’utilizzo. Così è stato, ma solo all’inizio.
I rischi ci sono, sono documentati, e le cifre fanno davvero impressione. Basta andare a vedere una recente pubblicazione del New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste medico-scientifiche del mondo. L’articolo in questione si intitola Preliminary Findings of mRNA Covid-19 Vaccine Safety in Pregnant Persons...Continua su Articolo Originale...
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