Le Ong “frignano”: “Respingimenti illegali dell’Italia verso la Libia”. Ma la marina libica è riconosciuta dall’Onu

Di Il balletto delle Ong è ricominciato. Ora parlano anche di «respingimenti illegali dell’Italia verso la Libia», dimostrando di non conoscere neanche la normativa internazionale, visto che l’Imo (International maritime organization) ha riconosciuto ormai da anni l’area Sar libica. Ergo: la Guardia costiera libica può regolarmente (e tutt’altro che in modo illegale), riportare indietro i migranti che tentino di partire a bordo dei barconi. Perché quella sì, trattandosi di clandestini, è una pratica che va contro la legge.

Eppure i paladini dell’accoglienza ci provano e in un comunicato congiunto fatto da Mediterranea e Alarm Phone raccontano: «Il 2 maggio alle 5.32 un gruppo di 95 persone, a bordo di un’imbarcazione in legno in difficoltà a poche miglia nautiche a sud della zona Sar maltese, ha chiamato Alarm Phone. Le autorità italiane, dopo che quelle libiche ne avevano richiesto l’assistenza, hanno ordinato a due navi mercantili di avvicinarsi all’imbarcazione in pericolo e di rimanere in attesa dell’arrivo della cosiddetta Guardia costiera libica». Parlando di «cosiddetta Guardia costiera libica» Ong e centralino dell’accoglienza commettono un grave errore, visto che il corpo della Marina di Tripoli è anch’esso un’istituzione riconosciuta a livello internazionale.

Ma loro non si danno per vinti, continuando a falsare la realtà: «Questo respingimento è un esempio cristallino del complesso meccanismo di violazione dei diritti umani ad opera di Stati Membri dell’Ue (quali Italia e Malta) e di Frontex». Ma dei contatti tra le loro navi e gli scafisti, che ormai candidamente postano prezzi e proposte di partenze sui profili social, non dicono niente. Persino il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI), ha parlato della «surreale campagna che pubblicizza gli esodi irregolari con messaggi promozionali sui social», proponendo un’interrogazione ai ministri degli Esteri e dell’Interno. Ma per Mediterranea e Alarm Phone il problema sono i libici, anziché i criminali.

«Eventi come questo – scrivono ancora – dimostrano l’esistenza di un vero e proprio sistema di cooperazione e coordinamento che ha invece come obiettivo la cattura e la deportazione in Libia di persone che dovrebbero essere protette a livello internazionale». Appoggiati, neanche a dirlo, dalla portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami, che puntualizza: «Gli ultimi sbarchi portano il numero di arrivi via mare in Italia nel 2021 a oltre 10.400, un aumento di oltre il 170 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020.

Ma siamo anche profondamente preoccupati per il bilancio delle vittime: finora nel 2021 almeno 500 persone hanno perso la vita, rispetto alle 150 dello stesso periodo del 2020, un aumento di oltre il 200 per cento». Per lei la soluzione sta «nel ristabilire un sistema di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale coordinato dagli Stati». A Trapani sono sbarcate intanto 455 persone scese dalla Sea Watch 4, che da giorni faceva avanti e indietro di fronte alle coste libiche. Incentivando le partenze e il rischio di altre morti.

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