Il Green Pass Italiano ed i suoi Profili di Incostituzionalità

 

Tra il 1600 ed il 1700, per fare fronte alle continue epidemie, ed alla ridotta capacità della medicina del tempo di intervenire in modo incisivo, furono elaborate delle “carte” per consentire – soprattutto in ambito mercantile – la libera circolazione e il controllo sanitario; in quel periodo, infatti, si diffusero sia le “patenti di sanità” per le imbarcazioni, rilasciate direttamente da una Deputazione Sanitaria (l’autorità portuale locale) nonché la cosiddetta “Fede di sanità”, ovvero il documento equivalente per chi doveva iniziare un viaggio solo per via terra.

A distanza di qualche secolo, e di fronte ad una nuova pandemia, la soluzione offerta sembra essere sempre la stessa, seppur con l’aggiunta dell’innovazione digitale. Andiamo con ordine.

In Italia oramai da qualche tempo si parla del “passaporto verde italiano”, ovvero uno strumento che consenta la libertà di spostamento a chi sia stato effettivamente vaccinato (con due dosi, ove previste), oppure sia guarito dal Covid, oppure abbia fatto un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti allo spostamento.

La questione ha smosso la curiosità e la discussione dei giuristi, soprattutto sotto il profilo della legittimità costituzionale e, in secondo luogo, per gli inevitabili problemi legati al trattamento ed alla conservazione dei dati.

Il principio di tutto fu la App Immuni a farsi strada nel nostro sistema. Un progetto rapidamente fallito, con buona pace del Governo Conte, ma che aveva posto un importante banco di prova sia per la tutela dei diritti costituzionali che per il diritto alla privacy, in quanto ha reso necessaria una riflessione circa il rapporto tra la libera circolazione delle persone e il mantenimento di standard sanitari sufficienti a contenere la pandemia.

Questi software di tracciamento sono stati oramai superati, ma da più parti si sta cercando di mettere a punto una specie di “passaporto vaccinale” che consenta un controllo penetrante sui cittadini e sui loro spostamenti, inserendosi (dunque) in un più ampio programma di biosorveglianza, ove l’utilizzo delle tecnologie digitali sarà essenziale non solo per tracciare, ma anche per conservare e monitorare costantemente la popolazione, il contagio e la distribuzione dei vaccini...Continua su Articolo Originale...


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