Il Ddl Zan è già arrivato per corrompere la mente dei bambini: nel Lazio bagni per i trans e grammatica storpiata

Di Cristina Gauri – Roma, 18 mag — Il Ddl Zan è ancora in fase di discussione ma la Regione Lazio non perde tempo e si porta avanti con il lavoro: l’ufficio scolastico regionale ha infatti già diramato una serie di linee guida pro gender da diffondere nelle scuole a firma del servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità fisica dell’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, insieme all’associazione Genderlens e Agedo (genitori di bambini e adolescenti con varianza di genere).

Alla faccia di quelli che dicevano «il gender non esiste» — ora gli stessi sostengono che non esiste la cancel culture, per dire. E quale migliore occasione della Giornata contro l’omobitransfobia, per pubblicarle sul sito dell’Usr Lazio a disposizione dei presidi? Del resto, che male vuoi che faccia anticipare i contenuti del Ddl Zan, come se già fosse stato approvato: Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere, è il titolo del documento. Come la possibilità di organizzare attività di «promozione dell’inclusività» — sentite come suona bene? — all’interno degli istituti di «ogni ordine e grado».

Linee guida gender nelle scuole di ogni ordine e grado del Lazio

Si parte dal «superamento del concetto di “binarismo sessuale” che prevede l’esistenza di solo due generi (maschile e femminile), sostituito da quello di “spettro di genere” secondo il quale il genere si presenta in un’infinita varietà di forme, dimensioni e tonalità». A seconda di come ci si sveglia la mattina.

Il documento passa quindi a descrivere le famose linee guida gender, contraddistinte da  «buone pratiche organizzative», e cioè: «Formazione al personale scolastico e agli studenti» sui temi della «varianza ed espressione di genere»; «Politica e modulistica che riflettano un linguaggio di genere inclusivo», per «garantire che gli studenti con varianza di genere siano in grado d’identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere». Per arrivare, infine, all’ «Attivazione della “Carriera Alias”», che «consiste in una modifica della carriera reale dello studente o della studentessa mediante l’assegnazione di un’identità provvisoria, transitoria e non consolidabile» attraverso l’«Uso del nome e dei pronomi scelti»; «Uso dei bagni e degli spogliatoi», creando per il «minore con varianza di genere» un bagno-spogliatoio genderless. Poteva andare peggio, potevano mettere i ragazzi assieme alle ragazze.

Pro Vita & Famiglia insorge

Nel frattempo l’associazione Generazione Famiglia di Pro Vita & Famiglia Onlus non è stata a guardare e ha chiesto al Miur un «intervento immediato e la sospensione dell’iniziativa prevista per l’inizio del prossimo anno scolastico», puntando il dito contro «la gravità di non essere stati nemmeno coinvolti nel decidere provvedimenti così invasivi della libertà educativa dei genitori e del pluralismo della scuola pubblica, su temi delicatissimi per i minori e le cui evidenze scientifiche sono tutte da dimostrare».

«Per una supposta inclusione di allievi con “varianza di genere” riteniamo che in questo modo si legittimi un approccio ideologico ai gender studies nella scuola pubblica», conclude Pro Vita: «Queste linee guida impongono in modo totalitario una visione antropologica azzerando tutte le altre. Sono queste le iniziative contro l’omofobia che il ddl Zan, se approvato, imporrebbe in tutta Italia?».

Cristina Gauri

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