Continua l’attacco alla libertà di stampa: Fb cancella la pagina sovranista del Primato Nazionale. È dittatura

Di Adriano Scianca – Roma, 5 apr – La pagina Facebook del Primato Nazionale non esiste più. Negli stessi giorni in cui in Italia si discute di una nuova legge che nel migliore dei casi sarebbe inutile e nel peggiore sarebbe liberticida, ma che pure viene presentata a reti unificate come una grande conquista di libertà, ovvero la legge Zan, lo stato reale della libertà in Italia è il seguente: la pagina di una testata regolarmente registrata, che contava circa 90.000 like, può essere cancellata dal social network di Mark Zuckerberg con un clic, senza preavvisi né motivazioni. Al suo posto compare un avviso, che recita «Questa Pagina non è disponibile. Il link potrebbe essere non funzionante o la Pagina potrebbe essere stata rimossa».

L’oscuramento è verosimilmente legato alla conferenza che mercoledì sera, alle 21, avrebbe dovuto essere trasmessa proprio sulla pagina Facebook del Primato Nazionale (e che si terrà ugualmente, su Youtube): una presentazione del saggio Stregoneria politica, di Guido Taietti (edito da Altaforte), a cui avrebbero partecipato l’autore del volume, il sottoscritto, il giornalista Gianluca Veneziani, di Libero, ed Edoardo Gagliardi, giornalista di Byoblu.

Il Primato Nazionale denuncerà Facebook

Che il nome di quest’ultima testata, già sottoposta alle occhiute attenzioni del capitalismo della sorveglianza solo qualche giorno fa, sia diventato motivo sufficiente da rendere impresentabile qualsiasi mezzo di informazione che semplicemente ne menzioni il nome? È possibile, anche se, con un pizzico di vanità e di orgoglio, ci piace pensare di aver dato già da soli qualche grattacapo ai gestori del social di Menlo Park, se è vero che la suddetta pagina, pur se formalmente on line fino a oggi pomeriggio, era da diverso tempo di fatto oscurata, con i suoi aggiornamenti resi invisibili a meno che qualcuno non se li andasse specificatamente a cercare. Ad ogni modo, siamo nel campo delle congetture, dato che di spiegazioni il signor Zuckerberg non ha ritenuto di dovercene dare. Qualcuno, per suo conto, dovrà comunque darne in tribunale, dato che i nostri avvocati hanno già deciso di denunciare il social network.

Nessun vittimismo, la battaglia continua

Ora, intendiamoci: chi scrive non ama il vittimismo e la retorica che esso si trascina dietro. Sappiamo che, in passato, c’è stato chi ha dovuto pagare un prezzo ben più salato per la propria libertà, e non certo sui social. Sappiamo anche che oscurare le voci dissonanti fa parte del minimo sindacale di ogni forma di potere: illudersi del contrario significherebbe rendere vane tutte quelle ore passate sui libri di Carl Schmitt o di Niccolò Machiavelli. Né ci appelliamo alle «garanzie costituzionali», che in 70 anni di Repubblica italiana non hanno saputo fornire riparo da nessun sopruso e che talvolta ne hanno persino fornito la giustificazione.

Smascherare la non neutralità delle grandi piattaforme private e la sostanziale contiguità tra antifascismo militante e capitalismo 2.0, evidenziare una volta di più la restrizione dei canali di libertà proprio nell’era in cui essi sembrano infiniti, segnalare l’assedio permanente subito dalle istituzioni politiche formalmente legittime di fronte a sterminati potentati transnazionali, evidenziare il vuoto pneumatico interno che rischia di far collassare i concetti di sovranità e quel che resta dell’illusione della democrazia – tutto questo non è affatto banale e prescinde largamente dalle sorti di una pagina su Facebook. Non c’è da lamentarsi, quindi, ma da portare la battaglia contro il nuovo potere in ogni sede possibile, stanandone uno a uno i complici e i collusi. Altro che legge Zan.

Adriano Scianca

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