Adeguatevi al «Nuovo Normale» o crepate di fame: è questo, in sunto, il ragionamento che Alessandro Cecchi Paone dedica ai ristoratori che in questi giorni protestano contro il coprifuoco alle 22 e il divieto di servire il cibo all’interno dei locali.
Il «nuovo normale», in questo caso, sarebbe rappresentato dal delivery food, il cibo consegnato a domicilio da fattorini.
«Maestà, i ristoratori devono lavorare», «che ricorrano al delivery food», per parafrasare la famosa frase che fu erroneamente attribuita a Maria Antonietta. Per gli oltranzisti delle chiusure come Cecchi Paone, è inevitabile un cambio di rotta — magari irreversibile, perché no — delle abitudini degli italiani, in virtù di quella «sicurezza dal virus» che a quanto pare si fa mortale dopo le 22.
Che problema c’è? I camerieri diventeranno giocoforza rider — in perenne competizione con la manodopera a basso costo sbarcata a Lampedusa e limitrofi — e chi non si adegua andrà a ingrossare le file alla Caritas.
Frase che ha fatto impallidire il leader di Italexit Gianluigi Paragone. «Ma tu sei matto, ma tu sei matto. È una tragedia il delivery, ucciderà la ristorazione italiana», ha sbottato l’ex grillino.
Il delivery, fa notare un ristoratore napoletano al giornalista, fa a pugni con la maggior parte dei piatti della cucina italiana: «Poi, se a qualcuno piace mangiare lo spaghetto alle vongole fatto praticamente come se fosse una colla…Continua su Articolo Originale...
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