Sputnik-V: prima sbeffeggiato dall’Europa, ora tutti in ginocchio da Putin per elemosinare qualche dose

Di Eugenio Palazzini – Roma, 2 mar – Sputnik, primo satellite orbitante e primo vaccino anti-Covid ad essere registrato. Uno strano nome Sputnik, ha un che di augurale e al contempo di inquietante. Evoca allo stesso tempo conquiste per l’umanità e conflitti che avrebbero potuto distruggerla, l’umanità. Da una parte sbeffeggiato, dall’altra esaltato. Eppure lui, Sputnik, non si scompone. Resta lì, pronto ad essere accettato da chi vorrà, quando vorrà.

Sputnik, simbolo di un’infinita guerra fredda

“Lo Sputnik-1 ha intensificato la ricerca spaziale in tutto il mondo. Il nuovo vaccino russo contro il Covid-19 ha creato un ‘momento Sputnik’ per la comunità mondiale. Dunque il vaccino è stato chiamato Sputnik V” . In Russia, ad agosto scorso, presentarono così il vaccino anti-coronavirus. Dall’altra parte del globo, negli Stati Uniti, il ministro della Sanità Alex Azar rispose con una frecciata: “Il punto è avere un vaccino sicuro per gli americani e per il mondo, non essere i primi”. Intramontabile guerra fredda che continua a generare reciproche diffidenze.

Nel bel mezzo della contesa, in Europa, ha inizialmente prevalso un generale scetticismo. “Vai a fidarti dei russi”, diceva qualcuno. “Non ci sono dati che ne attestino efficacia e sicurezza”, sostenevano altri. Tanto tuonò che dopo qualche mese lo Sputnik finì nel dimenticatoio europeo. Nessuno lo citava più, d’altronde ormai erano spuntati altri vaccini dal ben più affidabile mondo occidentale. Peccato per le dosi mancanti, i contratti firmati quasi a busta chiusa e una campagna vaccinale fantozziana. Un disastro evidente, talmente tanto che oggi è stato condito con l’ultima umiliazione. Pure il Marocco avrebbe infatti superato Francia, Germania e Italia per numero di dosi – di vaccino anti Covid – somministrate.

Ora tutti (o quasi) lo invocano

E così adesso, anche in Europa, tutti invocano lo Sputnik. La paura di restare fermi al palo inizia a farsi sentire, a prescindere dalle valutazioni scientifiche in merito. Buongiorno, nel frattempo erano già arrivati lo studio pubblicato dalla prestigiosa Lancet (un mese fa) e il via libera dello Spallanzani. “Dopo la pubblicazione su The Lancet di dati importanti posso pensare solo bene. Non pensavo benissimo all’inizio, quando era stato presentato un po’ come uno strumento di propaganda politica”, ha ammesso finanche l’infettivologo Massimo Galli. “Però per poterlo usare in Europa bisogna che venga presentato all’Ema”, ha puntualizzato Galli. Già, l’Agenzia Ue per i medicinali ancora non ha dato l’ok al vaccino russo. L’invasione dello Sputnik è dunque ancora di là da venire.

Eugenio Palazzini

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