Lazio, maxi frode su mascherine e camici: arrestati 3 imprenditori, sequestrati 22 milioni. E Zingaretti non si dimette

Di Valeria Di Corrado – Maxi frode nella fornitura alla Regione Lazio di 5 milioni di mascherine FFP2 e 430.000 camici provenienti dalla Cina non classificabili come dispositivi di protezione individuale (Dpi) e fatte passare alla dogana con false certificazioni di conformità al marchio Ce. I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali con la quale il gip del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Andelko Aleksic (classe 1980), editore di origini croate proprietario di riviste di gossip come Eva 200, Vip Magazine, Sirio e Astrella; Vittorio Farina (classe 1955), imprenditore originario dei Castelli Romani tra i più grandi stampatori italiani (già arrestato nel 2017 per bancarotta fraudolenta sul fallimento della società tipografica ILTE), e Domenico Romeo (classe 1970), indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata.

Aleksic e Farina sono indagati anche per traffico di influenze illecite. L’autorità giudiziaria ha, altresì, disposto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati, per un importo di quasi 22 milioni di euro, a carico dei 3 arrestati e della società milanese EUROPEAN NETWORK TLC srl, nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la pubblica amministrazione. A seguito di una segnalazione dell’Agenzia regionale della Protezione civile del Lazio alla Procura di Roma, i finanzieri del gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di Polizia economico-finanziaria hanno ricostruito le vicende relative alla fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 e 430.000 camici alla Regione Lazio da parte della EUROPEAN NETWORK TLC nella prima fase dell’emergenza sanitaria (tra marzo e aprile 2020), per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro.

A fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo ad Aleksic, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria, ha dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti da Romeo anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti.

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