“Da Mosca già pronte 50 milioni di dosi”: così il “dittatore” Putin rimedia ai disastri dell’Ue

Di Federico Giuliani – Dopo mesi di inutile burocrazia e tantissimo tempo sprecato, probabilmente più per una diffidenza politica che non un reale rischio sanitario, l’Europa tende la mano allo Spunitk V. E questa volta, lo fa in modo concreto, almeno a giudicare dall’annuncio proveniente dall’Agenzia europea del farmaco. L’Ema ha infatti confermato di aver avviato l’iter per la revisione del vaccino russo per valutarne la conformità agli standard dell’Unione europea “in materia di efficienza, sicurezza e qualità”.

Non ci sono ancora date ufficiali né giorni da cerchiare in rosso sul calendario, ma ci troviamo senza ombra di dubbio di fronte a un potenziale punto di svolta. Anche perché, quasi in contemporanea con la comunicazione dell’Ema, è arrivato un messaggio ben preciso da Mosca. Kirill Dmitriev, capo del fondo sovrano russo che ha finanziato lo sviluppo dello Sputnik, è pronto a inondare l’Europa con decine di milioni di dosi. Le autorità russe sarebbero pronte a fornire ben 50 milioni di vaccini agli europei a partire da giugno, presumibilmente in seguito al via libera definitivo di Bruxelles.

L’apertura dell’Ema

“A seguito dell’approvazione dell’Ema, saremmo in grado di fornire vaccini a 50 milioni di europei a partire da giugno 2021“, ha dichiarato il signor Dimitriev con una certa sicurezza. Intanto, il profilo ufficiale del fondo russo su Twitter si è espresso così in merito alla notizia dell’Ema: “Siamo lieti di annunciarlo. L’Ema ha avviato una procedura di revisione di Sputnik V. È un passo importante per l’approvazione del vaccino e per il suo utilizzo nell’Ue. Il bisogno di Sputnik V è stato chiarito da scienziati, cittadini, imprenditori e leader politici”.

Si è sostanzialmente verificato quanto avevamo predetto su InsideOver nei giorni scorsi. L’Unione europea, in parte a causa di un pessimo piano vaccinale, e in parte per via di accordi a dir poco opachi (e a quanto pare sconvenienti) con le varie case farmaceutiche, si è ritrovata con l’acqua alla gola. Detto altrimenti, Bruxelles è oggi a corto di vaccini. Le dosi promesse – anzi: sarebbe meglio dire concordate – con Pfizer-BioNTech, AstraZeneca e Moderna stanno sì arrivando ai Paesi membri, ma in formato ridotto rispetto alle aspettative.

Pare, ad esempio, che il taglio nelle consegne di Pfizer-BioNTech sia stato deciso dall’azienda per far fronte a presunti interventi di potenziamento nello stabilimento belga di Puurs; interventi, che dovrebbero incrementare la produzione dei sieri da qui ai prossimi mesi. Nel giro di poche settimane anche le altre case farmaceutiche si sono accodate. E i risultati, sotto gli occhi dei governi Ue, sono due: meno vaccini e piani di vaccinazione rallentati.

L’assist di Mosca

Altro che sistema di quote e condivisione del vaccino. L’Unione europea, dopo essersi letteralmente infilata in un ginepraio, ha continuato a commettere errori su errori. Nonostante fosse disponibile un vaccino alternativo ai sieri occidentali, il russo Sputnik V, per altro già adottato da diversi Paesi e potenzialmente arruolabile nella lotta contro il coronavirus, Bruxelles ha fatto finta di niente. Fino a quando, stretta in un angolo e pressata dai governi, è stata costretta a valutare l’opzione Mosca.

La Russia, che avrebbe potuto “vendicarsi” di tanto e ingiustificato scetticismo, ha invece risposto presente. L’Ema ha dichiarato che valuterà tutti i dati sulla produzione dello Sputnik, analizzerà le cartelle cliniche dei volontari che hanno partecipato ai test, ed emetterà un verdetto. In caso di fumata bianca, il vaccino russo potrà essere somministrato anche ai cittadini dell’Unione europea. Quanto tempo ci vorrà? Impossibile fare previsioni.

Di solito, una procedura di revisione standard richiede qualche settimana. “La revisione a rotazione continuerà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per la domanda formale di autorizzazione all’immissione in commerciò. Sebbene l’Ema non sia in grado di prevedere le tempistiche complessive, dovrebbe essere necessario meno tempo del normale per valutare un’eventuale applicazione grazie al lavoro svolto durante la revisione a rotazione”, hanno fatto sapere dall’Agenzia.

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