Covid: Belle parole e pochi fatti nel D.to Sostegni: per Ristoranti e Turismo i Fondi NON sono sufficienti

 

C’è amarezza tra le associazioni, da Fipe a Confcommercio ad Assoturismo, che «si aspettavano un deciso cambio di passo» ma rischiano di trovarsi con ristori che saranno ancora una volta insufficienti

All’Italia piegata dal Covid arrivano i circa 32 miliardi di euro del decreto Sostegni, di cui un terzo alle imprese e oltre un decimo agli enti locali. In particolare, 1,7 miliardi vanno al turismo, fra cui 700 milioni per le zone danneggiate dalla chiusura degli impianti di sci e 900 milioni per gli stagionali.

Mentre per le filiere più colpite dalla crisi (anche commercianti e ristoratori dei centri storici) c'è un fondo da 200 milioni. E ancora ci sono 200 milioni in più per imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, 100 milioni per la cancellazione di fiere e congressi e 150 per le fiere internazionali.
Ma basteranno? C’è amarezza tra le associazioni che «si aspettavano un deciso cambio di passo» ma rischiano di trovarsi con ristori che saranno ancora una volta insufficienti.

Fipe: Coperta troppo corta e fragile stampella
La risposta della Fipe-Federazione Italiana pubblici esercizi è chiara e lampante: «I sostegni? Una fragile stampella».

E i calcoli, secondo l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, sono, infatti, presto fatti: con il decreto Sostegni il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro.

Poco cambia per un bar tipo. Chi nel 2019 fatturava 150mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media mensile.

«Il decreto Sostegni era certamente necessario, ma è evidente quanto non possa essere considerato 
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