Alle sardine è concesso l’assembramento in barba alle norme: la questura non le sgombera e il PD le elogia pure
di Chiara Volpi – Sardine, l’assembramento è concesso: schiaffo a gente e divieti. La Questura non sgombera, il Pd li elogia. La domanda che in molti si stanno facendo nelle ultime 48 ore è: ma alle sardine è concesso violare le norme anti-Covid? Sono piombate all’arrembaggio del Nazareno nella capitale, da città emiliane e romagnole in zona rossa. Da dove, è noto a tutti, non potrebbero spostarsi. Poi, non contente di aver sconfinato infrangendo il divieto di spostamenti tra le regioni, si assembrano e si fotografano mentre presidiano allegramente la sede del Pd con sacchi a pelo e tende da campeggio. Insomma, in un weekend dove raduni e assembramenti sono stati severamente perseguiti e giustamente sanzionati, i pesciolini dem – nati in occasione delle regionali in Emilia-Romagna – capitanati da Sartori, si concedono il lusso di infischiarsene della legge mentre ai comuni mortali non è dato prendersi libertà in tal senso. Anche a costo di enormi sacrifici e drammi personali, economici e sociali. E la domanda torna ad essere: perché loro possono?
Le sardine piombano a Roma dalla zona rossa: per loro l’assembramento è concesso
Una domanda messa a tacere ma circolata insistentemente già nel giugno scorso quando, in occasione del maxi raduno in Piazza del Popolo, foto e servizi tv documentarono lo scempio dell’assembramento di massa indetto in nome di George Floyd, per dire no al razzismo. Ossia quando, a pochi giorni dell’intemerata della Boldrini e di Carofiglio, numi tutelari della sinistra a cui tutto è concesso, si tentò di giustificare la beffa con l’altisonante motivo che aveva portato in piazza tutti i militanti in spregio di Covid e divieti. Perché, se la destra chiama alla piazza offende i morti causati dall’epidemia (così disse la Boldrini), mentre le sardine sarebbero immuni da tale e tanto rischio. Oggi si ripropone la stessa situazione: l’assembramento dei pesciolini rossi è democratico in quanto viene da loro? E dunque, in quanto tale, va concesso? Basta legittimarlo con la scusa dell’occupazione simbolica della sede del Pd per aprire una “nuova fase costituente” dopo le dimissioni del segretario Zingaretti? Domande inevase. Che riecheggiano nell’aria in attesa di risposte, mentre, con l’occasione ricordiamo, che una settimana fa, proprio a Reggio Emilia, 8 tra esponenti di Fratelli d’Italia e giornalisti, sono stati bloccati e sanzionati nel corso di una normale conferenza stampa.
Assembramento delle sardine in sit-in: la questura non sgombera
Chiacchiere e propaganda: nessuna necessità impellente. Non una manifestazione di piazza di rappresentanti di categorie professionali messi in ginocchio da pandemia e crisi. Nessun presidio di padri di famiglia alla disperazione o di donne che hanno perso il lavoro. Niente di tutto ciò: una manifestazione con cui una parte della sinistra – quella nata da una costola del Pd – si concede il lusso dell’autoreferenzialità e si piazza, a metà strada tra controversie di Palazzo e diatribe e fronde interne a un partito, oltre i limiti imposti da leggi e sanzioni. Uno schiaffo al rigore imposto a tutto il resto della popolazione civile. Un oltraggio a sacrifici e norme affrontati da famiglie e lavoratori. Un affronto perpetrato con arroganza radica chic dal leader in pectore di queste sardine a caccia di visibilità e in cerca di una collocazione partitica. Con buona pace della questura che, in questo caso, non interviene. Perché, come riporta il Messaggero tra gli altri, dovendo intervenire per sgombrare questo «insulto alle regole», non lo ha fatto.
Il Pd approva: Zingaretti e Cuppi elogiano Santori e i manifestanti
E con questa motivazione: «Dovevano, secondo il regolamento, essere fermati in partenza dalle loro province in zona rossa questi giovani – riferisce il quotidiano capitolino – e se le polizia di quelle contrade non lo ha fatto, non lo può fare la polizia di quaggiù. E perché mai? Perché un intervento nella città di arrivo avrebbe infranto, sempre secondo le motivazioni addotte, il diritto a manifestare considerato prioritario rispetto alle restrizioni degli spostamenti tra regioni». Sofismi inaccettabili. Motivazioni pretestuose. Arrampicate sugli specchi. Tutto pur di sancire l’anarchia ittica imposta con supponenza dalla minoranza della delegazione del movimento. Sugellata nel corso della giornata di ieri dalla stessa presidente ad interim Valentina Cuppi. Che, invece di chiamare gli agenti e far sgomberare l’area affollata, ha elogiato i manifestanti. E dopo di lei, l’imprimatur arriva anche dal segretario dimissionario, Nicola Zingaretti. tutti unito almeno in questo: nell’ufficializzare in parole, azioni e omissioni: che c’è assembramento e assembramento. Perché loro possono e gli altri no. Punto e basta. E torniamo all’interrogativo dell’incipit: cosa sarebbe successo se la stessa cosa l’avesse fatta un movimento di destra e non le sardine di Santori? Ai lettori l’ardua sentenza...
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