Come difendersi da un robot di Boston Dynamics

Uno dei tormentoni di Internet è recuperare un post o un tweet di qualche tempo fa che faceva una previsione rivelatasi poi sbagliata e citarlo commentando che “non è invecchiato bene”. Se la previsione si rivela obsoleta molto rapidamente, allora la si commenta dicendo che il post “è invecchiato in fretta.” 

Ecco un esempio di affermazione che purtroppo non è invecchiata bene (Kayleigh McEnany è stata la portavoce dell’ex presidente statunitense Donald Trump):

 

Però di solito l’invecchiamento si misura almeno in giorni, se non in mesi o anni. Invece oggi ho fatto un commento che è invecchiato (non so se bene o male) nel giro di poche ore.

Un utente su Twitter ha pubblicato le istruzioni per disabilitare immediatamente un robot quadrupede della Boston Dynamics in caso di aggressione o altro pericolo: si tira la maniglia di sgancio del pacco batterie, situata sulla “pancia” del robot, e così si interrompe tutta l’alimentazione. 


 

Ho commentato definendola una cosa utile da sapere in un prossimo futuro.

Il guaio è che quel “prossimo futuro” era già arrivato, come documenta la notizia che proprio uno di questi robot quadrupedi viene usato dalla polizia di New York per pattugliare le strade del Bronx.

Il robot viene impiegato per entrare in ambienti dove c’è pericolo per gli agenti, per esempio in caso di persone armate e barricate in scantinati, ed è dotato di luci e telecamere per consentirgli di perlustrare gli spazi circostanti.

Ma è fin troppo ovvio che c’è una forte tentazione di fare il passo logico successivo, che è quello di dotare il robot di armi. Invece di mettere in pericolo la vita di un agente o di un soldato, perché non mandare un robot?

A questo proposito, un collettivo online denominato MSCHF ha montato su uno di questi robot un fucile da paintball e l’ha fatto girare in una stanza nella quale sparava a statue e pupazzi. Il messaggio è chiaro.


Forse è il caso di cominciare a discutere di come usare e regolamentare queste tecnologie.



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