Censura social, Fusaro: “Basta dire che in Cina c’è la dittatura, mentre noi siamo liberi di esprimerci” (Video)

Da RadioRadio – La recente sospensione o chiusura definitiva applicata dalle piattaforme social a profili più o meno celebri, su tutti quello del Presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump, ha riportato in cima al dibattito pubblico la legittimità di queste azioni. Il grande potere acquisito negli ultimi anni da queste piazze digitali chiamano in causa, come sempre accade in questi casi, le fatidiche grandi responsabilità.

I social network che hanno conferito all’intera società civile una percezione di libertà di espressione mai avuta prima, possono riprendersi i loro spazi nei modi e nei tempi che vogliono? In merito alla problematica della censura via social è intervenuto Diego Fusaro, in compagnia di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Ecco la riflessione di Diego Fusaro a “Un giorno speciale”.

“Ci accendono e spengono proprio come accade in Cina”

“Stiamo assistendo a una riorganizzazione totalitaria della società, che trova una sua manifestazione nella limitazione della libertà di espressione. Eravamo convinti che, in fondo, se c’era un aspetto che distingueva l’occidente in cui siamo dall’oriente cinese e dagli altri regimi dittatoriali, quell’aspetto fosse proprio la libertà di espressione. Ebbene, non è più così: negli anni a venire sarà sempre più palese la limitazione della libertà di espressione.

Quello che in Cina viene fatto dallo Stato, nell’occidente liberale viene fatto direttamente dai gruppi privati, cioè da chi comanda realmente. Viene fatto dalle multinazionali, dalla finanza, dalle piattaforme digitali che spengono e accendono non diversamente da come fa il regime cinese. Finiamola dunque di dire che in Cina c’è la dittatura, mentre noi siamo liberi di esprimerci: non è così”.

“Il trucco è far passare il dissidente come una minaccia”

“Tutti dovremmo allarmarci per ciò che sta accadendo, alludo quindi alla limitazione della libertà di espressione, invece vi sono stolti che di fatto giubilano per questa limitazione.

Ho letto una frase di un noto medico che diceva ‘la disinformazione può uccidere come il virus’. E’ chiaro il trucco: se tu fai passare il pensiero non allineato per pericoloso come il virus e il dissenziente lo fai passare come un nemico per la salute pubblica, il gioco è fatto e lo hai silenziato.

È chiaro come il sole: usano la maschera dell’incitamento all’odio e della violenza verbale per nascondere una censura che è di ordine politico. In democrazia anche le opinioni diverse e le falsità hanno il diritto di espressione. Starà alla ragione confutarle”.

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